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La fame di elettricità cresce continuamente, ma i valori di Borsa sono corretti.
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Nel 2024 il settore Utility ha visto correre in Borsa solo le azioni Usa (+32% in euro, dividendi inclusi), mentre in Europa è rimasto al palo (-1,3%), con medie mondiali inferiori al risultato globale delle Borse (+17,7% delle Utility, contro il +22,6% dei mercati nella loro interezza), dopo anni in cui erano già rimaste indietro (il bilancio su 5 anni è un +44,9%; +68% i mercati globali). Visto l’elevato livello di capitali investiti (e quindi di debiti che occorre fare per tenersi al passo con i tempi) il settore Utility avrebbe dovuto sfruttare il periodo di calo dei tassi del 2024, ma la stagione di calo dei tassi è stata più complessa del previsto e non ha dato pepe a queste azioni. Di buono c’è che le Utility promettono di finire sotto i riflettori a lungo, grazie alla fame di energia elettrica, sia per le auto, sia perché c’è una forte espansione delle banche dati in tutto il mondo, vuoi per l’intelligenza artificiale, vuoi per le criptoattività. Ciò detto, il vantaggio finisce per ricadere sull’elettricità e meno su acqua e gas. A novembre il giudizio sul settore era ancora neutro. A livello di multipli e generosità di dividendi (rapporto prezzo/utili poco sotto 18, rapporto prezzo/valore contabile di circa 2, rendimento da dividendo a 3,2%) siamo meglio delle Borse (valori, rispettivamente, di 21,2, 2,4 e 2,1%), ma la distanza non è altissima. Resta, inoltre, il tema degli investimenti che saranno necessari per adattare la ricaduta delle novità tecnologiche sul settore. Non vediamo motivi per cambiare il nostro consiglio su Amundi S&P Gl Utilities (10,772 euro al 2/1; Isin IE000PMX0MW6) che resta mantieni.