Un febbraio freddo e faticoso

Febbraio è andato male per le Borse mondiali che sono scese, in euro dello 0,8% (in euro e dividendi inclusi).
Febbraio è andato male per le Borse mondiali che sono scese, in euro dello 0,8% (in euro e dividendi inclusi).
Febbraio è andato male per le Borse mondiali che sono scese, in euro dello 0,8% (in euro e dividendi inclusi), investite da un calo di Wall Street (-1,8%). In rosso sono finite anche Sidney (-4,5%), Istanbul (-3,8%), San Paolo del Brasile (-3%) e Tokio (-1%). Ma i risultati peggiori sono stati quelli messi a segno da Mumbai (-9,5%) e, soprattutto, da Jakarta (-13,6%). L’Indonesia è in una situazione delicata: la domanda interna è debole e il Paese è in deflazione, ma non possono tagliare i tassi di interesse perché temono che la rupia indonesiana ne risenta. In più, il Paese dipende fortemente dalle esportazioni e la guerra commerciale all’orizzonte fa paura. Per il lungo periodo resta, comunque, un’economia molto interessante, anche se i tassi d’interesse ora sono elevati. Sull’India è pesato il timore di un rallentamento economico.
Segnali positivi sono venuti, invece, dalle Borse dell’eurozona (+3,3%) e da Londra (+2,3%), ma soprattutto da Varsavia (+7,9%) e dalle Piazze cinesi (+10%). In Cina, la ripresa è spiegata dal ritorno sugli scudi del settore delle nuove tecnologie e per un po’ ha beneficiato anche della speranza di un accordo sulla guerra commerciale. La Polonia sta beneficiando dell'annuncio di importanti investimenti che migliorano le sue prospettive economiche. Anche la speranza che la guerra in Ucraina prima o poi finisca è positiva per il mercato polacco.
Sul fronte dei bond abbiamo un mese positivo per i titoli di Stato di tutto il mondo (+1,3%), trainati da quelli Usa (+2,2%), ma in cui anche l’eurozona è cresciuta (+0,7%), mentre han deluso i titoli di Stato cinesi (-1,2%). Sul fronte dei bond societari abbiamo un +2% per quelli in dollari Usa e un +0,6% per quelli in euro, mentre se andiamo a vedere i titoli ad alto rendimento vediamo che per quelli in euro la crescita è stata dell’1% sulla scia della speranza di un ulteriore allentamento monetario nell’UE, mentre per quelli in dollari Usa è stata dello 0,6%.
Dopo i pesanti cambiamenti del mese scorso all’interno delle nostre strategie, abbiamo deciso di non apporre cambiamenti ai nostri portafogli. Questa scelta è sostenuta anche dal fatto che la situazione dei mercati a febbraio non è risultata radicalmente diversa rispetto a quella registrata nel mese di gennaio. Come se ciò non bastasse, la situazione è in rapida evoluzione e la guerra commerciale con cui Trump sembra voler ridisegnare i rapporti tra partner degli Stati Uniti è ancora solamente all’inizio.
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