Al potere dal 2002, il Partito del presidente Erdogan ha, a poco a poco, stretto la morsa sulla democrazia turca. La modifica della Costituzione nel 2017 ha trasformato il sistema parlamentare in presidenziale e si è affermato un regime sempre più autocratico, in cui un solo individuo detiene il potere assoluto.
Tuttavia, il partito del Presidente ha subìto delle sconfitte elettorali negli ultimi anni e ormai teme di perdere le presidenziali del 2028 contro il popolarissimo Ekrem Imamoglu, sindaco di Istambul dal 2019. Per questo Erdogan, che sogna un terzo mandato presidenziale e che sa, da ex sindaco della prima città della Turchia, che “chi vince Istanbul, vince la Turchia”, ha deciso di fare tutto il possibile per farlo cadere. Prima di tutto, è stata annullata la sua laurea (sono necessari quattro anni di istruzione superiore per candidarsi alla carica di Capo di Stato) e poi lo scorso 19 marzo Imamoglu è stato arrestato.
Gli arresti politici sono sempre stati comuni in Turchia. Finora, però, questi arresti riguardavano di solito politici filo-curdi, piccoli partiti o di importanza solo locale. Questa volta, Erdogan ha fatto un altro passo verso la repressione politica, che non è stato accettato dall'opinione pubblica. Se l'arresto del leader dell'opposizione ha provocato una grave crisi politica, è probabile che provochi anche una crisi economica.
Panico in borsa
Non essendoci elezioni importanti prima delle presidenziali del 2028, gli investitori speravano in un periodo di tregua politica che è, ovviamente, favorevole agli affari. Gli eventi del 19 marzo hanno, invece, innescato una massiccia fuga di capitali, tanto che la Borsa di Istanbul ha subìto il peggior calo settimanale dalla crisi finanziaria globale del 2008, con il suo indice principale che è sceso di oltre il 16% in pochi giorni. E, nonostante il governo turco abbia venduto decine di miliardi di valuta estera per sostenerla, anche la lira turca è crollata a un nuovo minimo storico, mentre i tassi di interesse sul debito pubblico a 10 anni sono aumentati del 4%. In pochi giorni, gli sforzi di molti mesi per ripristinare la stabilità finanziaria del Paese sono stati vanificati.
Sebbene la Borsa di Istambul e la lira turca si siano un po' riprese dopo il crollo iniziale (il bilancio dei primi tre mesi del 2025 è un calo di "solo" l'8,1%), crediamo che la volatilità rimarrà elevata nelle prossime settimane. A medio termine, l'impatto della crisi politica sull'economia e sui mercati dipenderà soprattutto dall'atteggiamento che avranno i risparmiatori turchi. Se si riverseranno sul dollaro e sull'oro, i mercati finanziari turchi rischieranno di restare in una fase di grande instabilità ancora per molto tempo; uno scenario che costringerebbe la Banca centrale turca ad inasprire la propria politica monetaria, a scapito dell'attività economica.
A lungo termine, tuttavia, l'economia e i mercati finanziari turchi dovrebbero superare questa crisi come hanno sempre fatto in passato. Non è, infatti, la prima volta che gli investitori internazionali fuggono dalla Turchia, per i dubbi sullo stato di diritto e sulla stabilità politica del Paese. Ogni volta, però, gli investitori sono poi tornati per sfruttare le opportunità offerte da questo mercato.
Le azioni turche sono, quindi, secondo noi, ancora interessanti. Tuttavia, vista la loro elevata volatilità, li consigliamo solo agli investitori che non temono il rischio. Se segui la nostra strategia dinamica di portafoglio puoi, quindi, continuare ad acquistare azioni turche in un’ottica di lungo periodo (fino ad una quota del 5% del tuo portafoglio) tramite l’Etf Amundi Msci Turkey (40,97 euro; Isin LU1900067601).