Lula e Trump: davvero così diversi?
Fondi & Etf - strategie d'investimento
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Il Brasile sta vivendo una situazione economica favorevole: i tagli dei tassi di interesse statunitensi sono una buona notizia per i Paesi emergenti, che possono finanziarsi a costi più bassi e, inoltre, il dollaro debole rende i prodotti importati meno cari. I suoi legami con la Cina sono in espansione. Quando quest’ultima ha deciso di rinunciare alla produzione americana di soia si è rivolta alla produzione brasiliana e quando la Ford ha scelto di chiudere due delle sue unità produttive in Brasile, è in Cina che Lula ha cercato un acquirente. Con successo. Oggi, infatti, è l’azienda cinese BYD a gestire uno di quegli stabilimenti, che le apre le porte di questo immenso mercato. Il Brasile possiede le seconde riserve mondiali di terre rare, subito dopo la Cina. Gli Stati Uniti sanno che il paese è ben posizionato per rifornirli di queste risorse, se necessario. L’Europa, dopo decenni di rinvii, ha firmato un accordo commerciale con il Mercosur, il mercato comune sudamericano. Con una domanda interna debole e con ostacoli significativi all’accesso al mercato americano, le aziende europee cercano in America del Sud — e in particolare in Brasile — quella domanda che manca altrove.
Società note a livello globale
Il Brasile è diventato autosufficiente in termini energetici, grazie anche allo sviluppo di competenze nelle risorse petrolifere in acque profonde da parte del suo gigante Petrobras. E se, tra i Paesi emergenti, la Cina sta sviluppando ora competenze nell'aviazione civile, il Brasile ha già Embraer, leader del settore aerospaziale. Anche nell'agroalimentare e nella fintech, il Brasile ha attori importanti, la cui influenza si estende ben al di là dei confini nazionali. Nata dal nulla, Nu Holdings è la fintech brasiliana che oggi è presente in quasi tutta l’America Latina, ed è diventata la maggiore azienda per capitalizzazione nella Borsa brasiliana, davanti a Petrobras.
Borsa interessante, ma occhio alla volatilità
La Borsa di San Paolo è promettente, non è costosa (l'MSCI Brazil è scambiato a circa 9 volte gli utili) bensì generosa, con un rendimento da dividendo oltre il 6%. È, però, uno dei mercati più volatili tra quelli che fanno parte delle nostre strategie. Perché? Da un lato, il Brasile è uno dei BRICS più indebitati, con un debito pubblico intorno al 74% del PIL, il cui finanziamento è costoso (il tasso medio d’interesse supera l'11,6%). Ciò riduce il margine di manovra dello Stato e rende questo mercato dipendente dalle variazioni dei tassi di interesse e dei mercati valutari. Dall'altro lato, il presidente Lula non è ben visto dalla maggioranza degli investitori, anche perché alcune delle misure da lui proposte, se approvate, aumenterebbero il debito pubblico. Ecco perché l'acquisto di azioni brasiliane è consigliato solo agli investitori che non temono il rischio e sono perciò presenti, per il 5%, solo nella nostra strategia dinamica di portafoglio. Puoi acquistare l’Etf Xtrackers Msci Brazil (46,84 euro, LU0292109344).Attendi, stiamo caricando il contenuto