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Il solo nome di un Etf contiene molte informazioni su ciò che rappresenta: è una vera e propria carta d’identità del fondo.
Data di pubblicazione24 ottobre 2025
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Il solo nome di un Etf contiene molte informazioni su ciò che rappresenta: è una vera e propria carta d’identità del fondo.
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Non è sempre facile orientarsi nella giungla degli Etf (acronimo che sta per Exchange Traded Fund). Da un lato, ne esistono più di 10.000; dall’altro, le loro denominazioni possono talvolta confondere l’investitore principiante o semplicemente chi non ha grande familiarità con la materia. Cerchiamo quindi di vederci più chiaro.
Il solo nome di un Etf contiene molte informazioni su ciò che rappresenta: è una vera e propria carta d’identità del fondo. In generale, possiamo distinguere non meno di 10 livelli di informazioni:
Il nome del gestore (Amundi, Vanguard, Invesco… per citarne alcuni) o la denominazione commerciale che fornisce anch’essa un indizio sul gestore (iShares di BlackRock, Lyxor di Amundi o Xtrackers di Deutsche Bank).
La gamma o strategia dell’ETF: ad esempio le gamme a basso costo Core degli ETF iShares di BlackRock o Prime di Amundi. L’informazione può anche riflettere una strategia specifica come l’ESG, lo smart beta o una tematica settoriale (per esempio l’Intelligenza Artificiale, oggi molto di moda).
L’indice di riferimento: a differenza di un fondo tradizionale, un Etfè quasi sempre collegato a un indice che replica (che si tratti di un indice azionario come il FtseMib o lo S&P 500, di un indice settoriale o obbligazionario) o di una materia prima come l’oro o l’argento.
Zona geografica o settore: qual è l’ambito geografico del fondo? Si tratta di azioni o obbligazioni globali, o focalizzate su Stati Uniti, Giappone, Eurozona o mercati emergenti? L’ETF può anche concentrarsi su un settore come energia, lusso, immobiliare o, molto attuale, Intelligenza Artificiale.
Tipo di attività: un ETf può replicare la performance di un indice azionario, obbligazionario, di materie prime, immobiliare o anche di più asset insieme (Multi-Asset, misto).
Struttura giuridica: la dicitura ETF (Exchange Traded Fund) permette di distinguerlo dai suoi “cugini” come gli ETN (Exchange-Traded Note, strumenti obbligazionari che non detengono direttamente gli attivi sottostanti) e gli ETC (Exchange-Traded Commodity, legati fisicamente o tramite derivati a materie prime). Gli Etf conformi alla normativa europea riportano la dicitura UCITS e sono da preferire per motivi fiscali.
La valuta: a volte compare nel nome del fondo, anche se non sempre. È indicata con il codice ISO (USD per il dollaro statunitense, EUR per l’euro, GBP per la sterlina, ecc.).
Il metodo di replica: il nome del fondo può indicare se la replica dell’indice avviene tramite detenzione fisica del sottostante (Physical) o tramite strumenti derivati (Synthetic o Swap).
Politica di distribuzione: gli utili (dividendi o cedole) possono essere distribuiti agli investitori (Dist o Distributing) oppure reinvestiti nel fondo (Acc o Accumulating).
Classe di quota: spesso rappresentata da codici interni del gestore, che forniscono indicazioni sul tipo di investitore (istituzionale o retail), sulla politica di distribuzione, sulla valuta o sui costi. Ad esempio, “C” indica la capitalizzazione (reinvestimento dei dividendi), mentre “D” indica la distribuzione. Trattandosi di codici interni, è difficile farne un elenco completo.
Ora che l’intitolazione degli ETF non ha più segreti per voi, avrete capito che le denominazioni sono talmente numerose che sarebbe quasi impossibile — o illeggibile — elencarle tutte. Detto questo, dovreste essere in grado di decifrare circa l’85% dei più di 10.000 Etfesistenti: abbastanza per fare bella figura o semplicemente per orientarvi meglio nella giungla degli ETF.
