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Etf azionari e obbligazionari internazionali: il punto

Novembre è stato un mese turbolento per i mercati finanziari, segnato da prese di profitto sui tecnologici, incertezze macro e tensioni politiche negli Stati Uniti.

Novembre è stato un mese turbolento per i mercati finanziari, segnato da prese di profitto sui tecnologici, incertezze macro e tensioni politiche negli Stati Uniti.

Data di pubblicazione 03 dicembre 2025
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Novembre è stato un mese turbolento per i mercati finanziari, segnato da prese di profitto sui tecnologici, incertezze macro e tensioni politiche negli Stati Uniti.

Novembre è stato un mese turbolento per i mercati finanziari, segnato da prese di profitto sui tecnologici, incertezze macro e tensioni politiche negli Stati Uniti.

Nel complesso, novembre è stato un mese turbolento per i mercati finanziari, segnato da prese di profitto sui tecnologici, incertezze macro e tensioni politiche negli Stati Uniti. 

Le prime settimane hanno visto un arretramento graduale dei listini: il dibattito sulle valutazioni elevate delle big tech ha pesato soprattutto su Wall Street, più esposta al settore, avviando un movimento di correzione dopo mesi di rialzi. Parallelamente, il calo del petrolio non ha però trascinato in basso il comparto energetico, sostenuto da buoni risultati trimestrali di Exxon e TotalEnergies, mentre l’Europa ha mostrato una tenuta leggermente migliore rispetto agli Stati Uniti. La settimana successiva lo scenario non è cambiato radicalmente: la sospensione dello shutdown americano ha evitato il peggio, ma non è bastata a dissipare le incertezze. Lo S&P 500 è rimasto quasi fermo, mentre i tecnologici hanno continuato a soffrire, in attesa dei risultati di Nvidia. Al contrario, l’eurozona ha beneficiato di risultati societari superiori alle attese, con particolare forza nel lusso e nella farmaceutica. Il quadro è peggiorato nella terza settimana del mese, quando i conti di Nvidia, pur brillanti, non sono bastati a sostenere il sentiment: il settore dei semiconduttori ha perso terreno, trascinando giù i principali indici sia negli Usa sia in Europa. Il mercato ha letto i numeri del colosso dei chip come un segnale di maturità del ciclo dell’AI, con timori che la corsa degli investimenti possa rallentare. In questo contesto si sono mossi in controtendenza solo i farmaceutici. A fine mese, però, il quadro è cambiato di colpo: la Federal Reserve ha aperto con maggiore chiarezza alla prospettiva di nuovi tagli dei tassi, regalando una potente boccata d’ossigeno ai listini. Gli indici Usa sono rimbalzati con forza, trainati proprio da quel settore tecnologico che aveva sofferto nelle settimane precedenti. A sostenere il recupero sono intervenute anche le indiscrezioni su un maxi-ordine di processori AI di Meta ad Alphabet, che ha riportato il gruppo pienamente al centro del dibattito sull’innovazione. Nell’eurozona il traino è venuto dal settore finanziario, favorito dalla prospettiva di tassi più bassi e da risultati trimestrali solidi.

Il risultato è che nel mese le Borse mondiali alla fine han perso lo 0,5% (dato in euro, dividendi inclusi), trascinate da New York (-0,6%) ma in larga parte per via del dollaro che ha perso lo 0,5% nel mese.

Bond tranquilli nel mese

Il quadro relativamente tranquillo dei titoli di Stato nel mese di novembre si inserisce in un contesto di politica monetaria globale in transizione. Nelle prime settimane del mese, la situazione è stata dominata dall’incertezza: lo shutdown negli Stati Uniti ha rallentato la pubblicazione dei dati macro e reso meno chiara la valutazione della Federal Reserve, mentre i verbali delle banche centrali mostravano un generale atteggiamento di prudenza. In particolare, la Federal Reserve appariva divisa, con parte dei governatori intenzionata a mantenere invariati i tassi e altri più aperti a un ulteriore taglio qualora l’economia avesse mostrato segnali di rallentamento. Il punto di svolta arriva nell’ultima settimana del mese, quando le parole del presidente della Fed di New York segnano una vera e propria svolta spostando spostato le aspettative dei mercati verso un’alta probabilità di un nuovo taglio già nella riunione di dicembre.

In Europa, invece, il quadro rimane più cauto. I verbali della BCE sottolineano un consenso quasi unanime nel mantenere i tassi invariati, evidenziando un’inflazione in graduale convergenza verso il 2% ma senza segnali sufficienti per anticipare tagli nel breve termine . Questa divergenza rispetto alla Fed ha contribuito alla tenuta dei rendimenti dell’eurozona, rimasti sostanzialmente stabili nel corso del mese.

Pertanto, sul fronte obbligazionario, novembre è stato invece un mese relativamente tranquillo, con rendimenti stabili in eurozona, un lieve progresso dei Treasury (+0,2%) e una modesta flessione dei titoli cinesi (-0,1%).

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