Oro: ritorno al futuro?

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La stretta relazione tra le banche centrali e l’oro
Stando a fonti russe, l’annuncio della nuova moneta ancorata all’oro dovrebbe avvenire al prossimo incontro dei Paesi BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – previsto in Sud Africa a fine agosto. Sulla carta, la cosa sarebbe plausibile, visto che questi Paesi da tempo hanno lanciato un proprio istituto monetario chiamato New Development Bank, ma i vertici di quest’ultimo hanno già un po’ frenato sul lancio della nuova valuta. Sono, quindi, pure illazioni russe? Probabilmente, ma l’annuncio riflette comunque alcuni fenomeni che stanno accadendo nel mondo e che riguardano da vicino il metallo giallo. Primo: le sanzioni in seguito alla guerra in Ucraina hanno portato a congelare le riserve monetarie che la Russia aveva all’estero. Questo ha spaventato diversi Paesi: non solo è in atto un fenomeno di rimpatrio delle riserve aurifere dai forzieri Occidentali, ma le Banche centrali per tutto il 2022 e buona parte del 2023 hanno comprato oro a ritmo sostenuto – con Cina e India particolarmente attive in tal senso anche negli ultimi mesi. Secondo: cresce l’insoddisfazione nei confronti del dollaro Usa come moneta internazionale di pagamento – non per nulla tra Cina e Arabia Saudita ci sono state aperture a regolare i propri scambi anche in valute diverse dal dollaro (dominante, invece, fin qui proprio per le materie energetiche). “L’aggancio” all’oro potrebbe essere la via per trovare una valuta di scambio “credibile” e alternativa al dollaro Usa. Insomma, la geopolitica potrebbe influenzare molto, in positivo, il prezzo dell’oro nei prossimi anni. Per ora, però, l’andamento del metallo giallo non è stato brillante – dalla nostra ultima analisi di aprile (vedi n° 1508) è sceso di circa il 2%, attestandosi a circa 1.960 dollari l’oncia. Come mai?
Alla New Development Bank non partecipano solo i Paesi BRICS, ma anche Paesi “emergenti” come Emirati Arabi, Egitto e Bangladesh (e altri hanno chiesto e sono in attese di ammissione).
Magari non te lo ricordi, ma fino al 1971 l’oro era alla base del sistema internazionale dei cambi – che, di fatto, erano fissi. In pratica, l’acquisto e la vendita di oro da parte delle Banche centrali nazionali era fenomeno essenziale della politica monetaria. Con gli equilibri che si spostano sempre più a Oriente, torneremo a questo cosiddetto “gold standard”?
Le ragioni del recente calo del prezzo dell’oro
Tre le ragioni della debolezza dell’oro delle ultime settimane. Primo: nelle scorse settimane la speranza di un rallentamento al rialzo dei tassi d’interesse si era affievolita (salvo ritrovare vigore nelle ultimissime ore) e anche i rendimenti dei titoli di Stato sul mercato erano tornati a salire – per esempio, quelli americani con scadenza compresa tra 7 e 10 anni erano passati dal 3,5% a circa il 4,1% (salvo ripiegare nel corso delle ultime ore al 3,8%). È una concorrenza forte che l’oro tende a soffrire – e non per nulla, col calo dei rendimenti, l’oro ha recuperato terreno nelle ultime ore. Secondo: nonostante i timori di rallentamento economico, finora le Borse si sono dimostrate resilienti. Dalla nostra analisi di aprile i listini azionari mondiali hanno guadagnato all’incirca il 4,4% (in euro e dividendi inclusi). Anche in questo caso si tratta di una concorrenza che l’oro fa fatica a digerire. Terzo: la ripresa economica cinese dopo le chiusure pandemiche sembra essere meno robusta del previsto e questo potrebbe condizionare gli acquisti di oro “fisico” (gioielli) da parte del gigante asiatico.
A giocare contro la corsa dei prezzi dell’oro anche il fatto che sia una materia prima molto meno rilevante di altre nell’industria: in un momento in cui l’attenzione è tutta sui componenti tecnologici per l’intelligenza artificiale, il mercato sembra poco entusiasmato dal metallo giallo.
Consigli sull’oro
Conviene, dunque, puntare oggi sull’oro? Secondo noi, sì. L’oro ha già dimostrato in passato di comportarsi mediamente bene nei periodi di recessione – se mai dovesse effettivamente arrivarne una – e di avere un andamento generalmente scollegato da quello generale delle Borse: in caso di tensioni geopolitiche o di calo dei mercati, dovrebbe continuare a svolgere quel ruolo di “airbag” che ha sempre storicamente avuto. Via libera, dunque, all’acquisto, ma con tre elementi di attenzione. Primo: lo devi considerare un’assicurazione. Quindi, se le Borse dovessero continuare a trottare, potrebbe darti poche soddisfazioni, o anche perdere terreno. Secondo: evita di comprare monete d’oro o lingotti – per quanto certificati – per via delle commissioni elevate (dai nostri test fatti in passato anche il 5% e più). Puoi investire direttamente in oro in modo molto più semplice (tramite la tua banca) e più conveniente (commissioni annue limitate allo 0,12% a cui sommare lo 0,2% circa di commissioni da pagare all’acquisto alla banca se fai la compravendita online) con l’Etc Invesco physical gold (169,17 euro; Isin IE00B579F325) quotato a Piazza Affari. Terzo: trattandosi di un’assicurazione, l’oro deve essere un qualcosa “in più” rispetto al portafoglio d’investimenti costruito secondo le strategie d’investimento che suggeriamo su www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia. Il peso dell’oro deve essere al massimo il 10% del valore complessivo del tuo patrimonio dedicato agli investimenti.
L’oro è una materia prima speciale anche per quanto riguarda l’investimento finanziario: comprando l’Etc Invesco physical gold non state, infatti, comprando prodotti “derivati” chiamati future, come invece accade praticamente in tutti gli altri prodotti simili legati alle materie prime, ma compri la titolarità di (porzioni) di veri e propri lingotti d’oro della massima qualità che sono custoditi nei caveau della banca Jp Morgan Chase a Londra.
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