Si va avanti col nucleare?

Entro fine mese dovrebbe venire pronto il testo di una legge quadro che permetta da qui a qualche anno il ritorno dell’atomo anche in Italia.
Entro fine mese dovrebbe venire pronto il testo di una legge quadro che permetta da qui a qualche anno il ritorno dell’atomo anche in Italia.
Una prima notizia è che in Francia i nuovi reattori decisi una manciata di anni fa stanno andando incontro alla scure della Corte dei conti. I costi sono in netta salita e questo potrebbe impattare sulla redditività. È una notizia che non deve stupire: da tempo i costi di questi impianti sono lievitati, ed è per questo che se ne costruiscono sempre meno in Europa, mentre resiste la crescita nei Paesi Emergenti, guidati dalla Cina. Tuttavia, stiamo parlando di reattori di terza generazione “+”, l’ultima frontiera di reattori disponibile ed è difficile immaginare che un Paese come la Francia che ha puntato così tanto sul nucleare resti indietro in questo campo.
Generazioni di reattori: la prima generazione risale ai primissimi prototipi di reattori per uso civile degli anni Cinquanta, la seconda generazione è quella dei reattori costruiti successivamente dagli anni Sessanta e fino alla fine degli anni Novanta, la terza generazione è quella dei reattori costruiti negli ultimi 30 anni e la terza generazione “+” ne è uno sviluppo (post 2010). Si parla in ogni caso di “fissione nucleare” (cioè atomi che si spezzano producendo energia) e non di “fusione nucleare” (la versione più “pu-ra” che avviene nel sole) che ancora non abbiamo e su cui si fa attualmente ancora ricerca. |
Nel frattempo, comunque, Corte dei conti francese o meno, le cose nel mondo del nucleare vanno avanti. In primo luogo, è di questi giorni l’accordo tra Edison, Edf (il gigante francese) e Enea (ente pubblico italiano) di una collaborazione per lo sviluppo di SMR (piccoli reattori modulari). Non si tratta di reattori “da taschino”, né di tecnologie rivoluzionarie, ma di un miglioramento in termini economici della tecnologia della terza generazione che verrebbe progettata a moduli riducendo tempi e costi e su scale dimensionali più contenute dei reattori attuali (circa 1/5). Ed è su questa tecnologia che molti vogliono puntare. Se ne parla attualmente anche in Svezia (accordo Uniper-Blykalla) e perfino in Ghana (Paese che non viene giudicato all’avanguardia tecnologica) hanno approntato un simulatore per preparare scienziati nucleari. Già, perché c’è bisogno di investire pure sulla formazione sul campo. Aggiungiamo che è di questi giorni anche la notizia che Hitachi nuclear energy si stia accordando con diverse utility Usa per introdurre i suoi reattori SMR da qui al 2033. D’altronde la fame di energia dei data center americani chiede un approvvigionamento stabile a cui il nucleare sembrerebbe dare una mano.
Per un approfondimento sugli SMR e anche sugli AMR (altro acronimo che troverai se ti interessi del tema) puoi andare sul sito dell’Enea (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, ente pubblico vigilato dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) a questo link: www.eai.enea.it/nuovo-nucleare-ricerca-tecnologie-scenari-e-prospettive/nuovo-nucleare-focus/il-nucleare-di-nuova-generazione.html. |
Ovviamente la febbre da nucleare comporta anche un impatto possibile sul prezzo dell’Uranio, tanto più che al momento se il Kazakstan è il maggior estrattore è la Russia è tra i principali produttori di materiale arricchito (serve un processo industriale detto arricchimento per poterlo usare). Però questo comporterà investimenti anche in questo settore.
A più di dieci anni di Fukushima il mondo sembra aver ridimensionato le sue paure per il nucleare. Certo, soprattutto in Occidente, esistono forti resistenze culturali alla sua applicazione, ma in un contesto in cui si va verso la decarbonizzazione rappresenta ancora una fonte di diversificazione energetica su cui molti Stati vogliono puntare e di fronte a cui, soprattutto, sempre in meno vogliono restare a guardare. I tempi perché arrivino i nuovi SMR su vasta scala sono comunque lunghi (non prima di 5-8 anni) e quindi investire nel settore resta una scommessa (rischiosa) di lungo periodo. Ti confermiamo, quindi, la nostra piccola scommessa sull’Etf VanEck Uranium and Nuclear Technologies (32,8 euro al 21 gennaio; Isin IE000M7V94E1) che investe nel settore.
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