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Crollo del BitCoin e febbre da Ico

Data di pubblicazione  20 novembre 2017
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Perché il BitCoin è crollato (per poi risalire)? Che cosa sono le Ico di cui si parla? Sono convenienti? Scopri le risposte.

Dopo una corsa il BitCoin ha subito una battuta d’arresto crollando da oltre 6.200 euro a meno di 5.000, salvo poi risorgere (siamo a 6.543) seminando tensione sul mercato delle criptovalute e ricordando che ci si può far male.

 Perché il BitCoin è crollato?

È crollato perché è una moneta a metà. Una moneta per essere tale deve avere alcune funzioni fondamentali tra cui, riserva di valore e mezzo di scambio. Il BitCoin in quanto strumento di investimento è una possibile riserva di valore, ma essendo poco accettato per fare compravendite non è un efficiente mezzo di scambio. Primo perché il suo valore è così ballerino da non farne un buon mezzo per pagare beni e servizi: i prezzi richiedono una stabilità che il BitCoin non garantisce. Secondo: le transazioni col BitCoin sono assai lente perché devono essere validate (cioè c’è tutto un sistema informatico che ti dice se il tuo BitCoin è vero o falso) e questo richiede tempo; se il circuito Visa regge decine di milioni di transazioni ogni secondo il BitCoin no. E questo è un problema se tutti usano BitCoin dal panettiere. Il recente calo del BitCoin deriva dal fallimento di una proposta di riforma migliorativa che avrebbe in parte permesso di risolvere questo problema. Ma non solo, deriva anche dal fatto che molti miners (i gruppi di computer che producono BitCoin come ricompensa per il loro lavoro di validazione) hanno trovato per qualche tempo più conveniente spostarsi su altre valute come il BitCoin cash (figlio del BitCoin pensato per agevolare le transazioni).

 Che cosa sono le Ico di cui si vocifera?

Si parla di Ico su tutti giornali e sono una forma evoluta di raccolta di denaro che sfugge, però, a ogni regolamentazione. Ico sta per Initial coin offer, termine che scimmiotta la parola Ipo (Initial public offer, offerta pubblica iniziale) con cui le società di solito si finanziano vendendo azioni in Borsa. Le Ico anziché azioni offrono criptovalute legata all’idea imprenditoriale che vogliono portare avanti. Le criptovalute possono essere pagate tramite altre criptovalute più famose e comunemente accettate (di solito è l’Ethereum che si scambia tranquillamente con BitCoin). La scommessa per chi partecipa a un’Ico è che il progetto che sta finanziando abbia successo e la criptovaluta legata a quel progetto guadagni valore.

Ovviamente i pericoli di questo far west non mancano, molti sono convinti che si tratta di un enorme schema Ponzi (vedi a lato) che presto crollerà. A rendere tutto pericoloso in primo luogo c’è l’assenza di regole, e il fatto che ci si muove in un settore, quello delle nuove tecnologie, difficile da valutare in base alle competenze di un investitore medio. Poi, anche se il progetto è buono, e chi lo propone non è un furfante, resta una questione: che cosa è la criptovaluta? Non è un’azione, non è un bond… forse è un voucher per partecipare a un servizio? Se qualcosa va storto che diritto faccio valere di fronte al giudice? Il parlamento o la giurisprudenza di Cassazione prima o poi lo diranno, ma fino ad allora ci si muove a proprio rischio e pericolo.

 

come funzionano?

Per partecipare a un’Ico devi trovare quella che ti interessa. La puoi trovare su siti come https://www.icoalert.com/, https://cointelegraph.com/ o https://tokenmarket.net/ dove sono descritte quelle in corso, quelle che verranno e quelle già terminate. Non tutti i siti mostrano le stesse. Puoi sapere come sono andate le Ico passate su siti come https://icostats.com/. Attento che troverai anche rendimenti oltre il 50.000% (sì, è scritto giusto), questa prospettiva di Bengodi dovrebbe di per sé metterti in guardia.

Coincrowd, l’Ico italiana

Tanto per farci un’idea più precisa siamo andati a vedere l’Ico di Coincrowd, società che trovi qui http://www.coincrowd.it/it/. È una srl con sede a Roma che si definisce la prima Ico con base legale in italia, un piattaforma che permette di far incontrare partners, founder e aziende, senza intermediari, dove è possibile lanciare la propria Ico con garanzie legali e tecnologiche. Chi la finanzia, dà soldi a una società che intende fare da aggregatore per raccogliere soldi tramite Ico. Dove staranno i guadagni di questa società? Si farà pagare il 5% di quanto raccolto dalle Ico tramite la sua piattaforma. I vantaggi del Token (la criptovaluta) che si ottengono partecipando all’Ico di Coincrowd sono così elencati: membership della Community CoinCrowd; diritto di presentare nuovi progetti imprenditoriali; diritto di partecipare al processo di selezione dei progetti migliori; diritto di accedere a tutti i Servizi CoinCrowd in via esclusiva o, comunque, a condizioni di favore rispetto agli altri utenti; diritto di partecipare alla fase ristretta delle future Ico. In soldoni chi paga per quest’Ico ottiene una sorta di voucher per i servizi futuri, voucher che si suppone domani potrà essere rivenduto. I token venduti al pubblico saranno 24 milioni e mezzo e saranno venduti a 0,2 euro l’uno (totale della raccolta 4,9 milioni di euro). Tutte le caratteristiche del progetto le trovi su: https://docs.google.com/document/d/1295Em0nOwJURJzCKhsXaNZ_qOo28Tbb4XH-J5DNrFe0/edit# è un documento di 15 pagine che descrive l’operazione. Molto più snello di quello di una normale Ipo…

Che ne pensiamo? L’idea è simpatica benché non del tutto nuova: pesca in un settore vivace dove ci sono esperienze simili anche se non identiche come http://blockstarter.co/ piattaforma per quotare la propria compagnia, creare contratti intelligenti, raccogliere soldi o contribuire ad altre startup, o https://wavesplatform.com/ la cui missione è offrire una infrastruttura condivisa e strumenti semplici ed efficienti per rendere la blockchain disponibile alle società che intendono servirsene.

Tuttavia non è chiaro quali siano i rischi di una simile impresa. Certo, c’è il rischio che il prodotto non venda, il rischio che salti fuori una tecnologia migliore, ma c’è anche il rischio, secondo noi rilevante, che il contesto normativo cambi in un lampo e metta fuori gioco questo progetto. Per esempio in Cina le autorità hanno vietato le Ico, se succedesse lo stesso anche da noi? Oppure se le autorità decidessero di regolamentare le Ico in una maniera che va in direzione completamente diversa da quella immaginata da Coincrowd? Uomo avvisato...

Lo schema Ponzi

Lo schema Ponzi è un processo d’investimento truffaldino che prende il suo nome da Carlo Ponzi, noto truffatore degli anni Venti. Funziona così: si propone un investimento promettendo elevati ricavi in tempi brevi. Si raccolgono i soldi e si cercano nuovi investitori. Man mano che arrivano i nuovi investitori coi loro soldi si pagano (in parte) quelli vecchi in modo da dimostrare che l’investimento è “buono”. Questo sistema va avanti finché ci sono nuovi investitori disposti a entrare. Quando il flusso di nuovi investitori smette, finiscono anche i soldi e lo schema salta lasciando (quasi) tutti sul lastrico.