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Anche le banche piangono

certificate grafici

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Data di pubblicazione 08 luglio 2019
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In passato ci avete parlato dei certificate turbo short su Intesa e Unicredit per sfruttarne il calo. Ora vorrei puntare sul rialzo: mi dite quali sono i rispettivi turbo long?

Moltiplicare i rialzi delle azioni

I turbo long moltiplicano le oscillazioni delle azioni cui sono legati. Per esempio, quello con Isin NL0013488570 (0,734 euro) ora moltiplica per circa 2,8 volte i movimenti delle Intesa Sanpaolo (2,03 euro): se queste fanno +2%, il turbo long fa +5,6%, se perdono il 3%, il turbo long perde l’8,4%. A differenza dei certificate di cui ti parliamo spesso, i turbo long mantengono la relazione anche dopo diversi giorni: se le Intesa fanno +2%, che sia dopo un giorno o dopo un mese, il tuo turbo long fa comunque +5,6%. Quello con Isin NL0013494552 (0,259 euro) ha un fattore di moltiplicazione – “leva” – di circa 8 volte: se le Intesa fanno -2% il turbo long perde il 16%. Sono prodotti molto rischiosi: se le Intesa salgono, ti fanno fare tanti soldi, se le Intesa scendono, rischiano di farti perdere in poco tempo anche tutto quello che vi hai investito – vedi tabella. Se li compri devi essere conscio che stai scommettendo sul rialzo delle azioni Intesa o Unicredit (11,55 euro) da qui alle prossime settimane. Azzardo veloce da seguire con costanza. 

Turbo su intesa e unicredit
Turbo long – scadenza 20/12/19 Prezzo al 5/7 Isin Leva al 5/7 Barriera Perdi tutto se l’azione cala del
Intesa 0,734 euro NL0013488570 2,8 1,3 euro 35,9%
Intesa 0,635 euro NL0013488588 3,2 1,4 euro 31%
Intesa 0,537 euro NL0013488596 3,8 1,5 euro 26%
Intesa 0,441 euro NL0013494537 4,6 1,6 euro 21,1%
Intesa 0,348 euro NL0013494545 5,9 1,7 euro 16,2%
Intesa 0,259 euro NL0013494552 8 1,8 euro 11,2%
Intesa 0,176 euro NL0013679913 11,8 1,9 euro 6,3%
Unicredit 4,6 euro NL0013489404 2,5 7 euro 39,6%
Unicredit 4,11 euro NL0013489412 2,8 7,5 euro 35,3%
Unicredit 3,62 euro NL0013489420 3,2 8 euro 31%
Unicredit 3,14 euro NL0013485568 3,7 8,5 euro 26,7%
Unicredit 2,675 euro NL0013485576 4,4 9 euro 22,4%
Unicredit 2,215 euro NL0013485584 5,3 9,5 euro 18%
Unicredit 1,765 euro NL0013645054 6,7 10 euro 13,7%
Unicredit 1,339 euro NL0013680366 8,9 10 euro 9,4%
Unicredit 0,928 euro NL0013680374 12,9 10 euro 5,1%

La leva sarà diversa da quella che abbiamo calcolato noi (chiusure alle 17:30). La devi ricalcolare tu prima dell’acquisto: prendi il prezzo delle azioni Unicredit o Intesa in Borsa e dividilo per il prezzo del turbo long (usa il prezzo che di propone la tua banca). La barriera indica il prezzo che, se toccato dalle azioni Unicredit o Intesa, fa azzerare il valore del turbo long – sparisce e perdi tutto. 

5 motivi per cui la vacca non è più grassa…

Questo il momento giusto per puntare sul rialzo delle banche italiane? In questi giorni c’è stata una serie di eventi straordinari – dall’annuncio dei nuovi vertici della Bce al ritiro della procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia – che ha dato euforia, ma i problemi delle banche restano. Primo: i tassi d’interesse bassi non fanno loro bene. Negli ultimi 10 anni di tassi bassi, Intesa Sanpaolo ha visto il suo margine da interesse contrarsi del 35% – per alcune banche, come Mps (1,56 euro), si è più che dimezzato (-55%). Secondo: i tassi bassi non hanno aiutato l’economia italiana, che dovrebbe restare debole. Se l’economia non tira anche l’attività della banca rallenta: non per nulla nei soli ultimi due anni le banche hanno registrato un calo dei prestiti concessi alla clientela dell’8%. Terzo: se l’economia non tira chi ha avuto i prestiti potrebbe non ripagarli. E sono altre potenziali perdite di bilancio. Nonostante gli sforzi degli ultimi anni i crediti con difficoltà di recupero per le banche italiane rappresentano ancora circa il 9% del totale dei prestiti concessi, rispetto a poco più del 3% delle altre dell’Eurozona. Se pure consideriamo solo i crediti “marci” (le “sofferenze”) pure al netto delle svalutazioni, si portano via circa l’8% dei mezzi propri delle banche. Quarto: le regole a cui devono adeguarsi le banche diventano sempre di più e sempre più stringenti. Si stima che già ora portano via in media tra il 6% e il 10% dei ricavi e si ritiene che questi costi potrebbero raddoppiare nel corso dei prossimi anni. Quinto: le perdite riducono gli utili e, quindi, gli indicatori di solidità. Per ogni aumento di 100 punti di spread tra BTp e titoli di Stato tedeschi, le banche italiane vedono ridursi circa lo 0,35% gli indicatori di solidità (CeT1). Per rafforzarli le banche potrebbero essere costrette a ridurre la distribuzione di dividendi o varare aumenti di capitale.  

… e il mercato non la munge più

Aggiungi che in autunno dovrà vararsi la finanziaria e la “luna di miele” con l’Europa potrebbe finire. I prezzi dei BTp potrebbero scendere e sarebbe male per le banche, che ne hanno in pancia per circa 400 miliardi, l’11% del totale delle loro attività e circa il 100% dei loro mezzi propri. Se pensi alle spese che le banche potrebbero sopportare per aiutare colleghe in difficoltà – vedi i casi Carige o Popolare di Bari – capisci perché l’attività bancaria non è profittevole come un tempo. Negli ultimi anni di tassi bassi le azioni delle banche, le italiane in particolare, si sono comportate peggio delle altre – vedi grafico. Anche se gli indicatori di convenienza sulla carta non sono malvagi, crediamo che le azioni delle banche italiane non brilleranno. Non comprarle. Mantieni le Intesa e Unicredit acquistate in passato, solo se segui il portafoglio dell’investitore dinamico e puoi mantenere i nervi saldi con scivoloni pesanti. Negli altri casi non devi averle.

Le banche non sono più quelle di un tempo

Le banche non sono più quelle di una volta

Negli ultimi 5 anni le azioni mondiali (linea sottile; base 100) hanno messo su circa il 60%. Le azioni bancarie (peso intermedio) mondiali si sono fermate a +40%. Quelle italiane (grassetto) hanno perso, in media, il 30%. I rendimenti nel grafico sono in euro e tengono conto dei vari dividendi staccati dalle società.