Moltiplicare i rialzi delle azioni
I turbo long moltiplicano le oscillazioni delle azioni cui sono legati. Per esempio, quello con Isin NL0013488570 (0,734 euro) ora moltiplica per circa 2,8 volte i movimenti delle Intesa Sanpaolo (2,03 euro): se queste fanno +2%, il turbo long fa +5,6%, se perdono il 3%, il turbo long perde l’8,4%. A differenza dei certificate di cui ti parliamo spesso, i turbo long mantengono la relazione anche dopo diversi giorni: se le Intesa fanno +2%, che sia dopo un giorno o dopo un mese, il tuo turbo long fa comunque +5,6%. Quello con Isin NL0013494552 (0,259 euro) ha un fattore di moltiplicazione – “leva” – di circa 8 volte: se le Intesa fanno -2% il turbo long perde il 16%. Sono prodotti molto rischiosi: se le Intesa salgono, ti fanno fare tanti soldi, se le Intesa scendono, rischiano di farti perdere in poco tempo anche tutto quello che vi hai investito – vedi tabella. Se li compri devi essere conscio che stai scommettendo sul rialzo delle azioni Intesa o Unicredit (11,55 euro) da qui alle prossime settimane. Azzardo veloce da seguire con costanza.
Turbo su intesa e unicredit | |||||
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Turbo long – scadenza 20/12/19 | Prezzo al 5/7 | Isin | Leva al 5/7 | Barriera | Perdi tutto se l’azione cala del |
Intesa | 0,734 euro | NL0013488570 | 2,8 | 1,3 euro | 35,9% |
Intesa | 0,635 euro | NL0013488588 | 3,2 | 1,4 euro | 31% |
Intesa | 0,537 euro | NL0013488596 | 3,8 | 1,5 euro | 26% |
Intesa | 0,441 euro | NL0013494537 | 4,6 | 1,6 euro | 21,1% |
Intesa | 0,348 euro | NL0013494545 | 5,9 | 1,7 euro | 16,2% |
Intesa | 0,259 euro | NL0013494552 | 8 | 1,8 euro | 11,2% |
Intesa | 0,176 euro | NL0013679913 | 11,8 | 1,9 euro | 6,3% |
Unicredit | 4,6 euro | NL0013489404 | 2,5 | 7 euro | 39,6% |
Unicredit | 4,11 euro | NL0013489412 | 2,8 | 7,5 euro | 35,3% |
Unicredit | 3,62 euro | NL0013489420 | 3,2 | 8 euro | 31% |
Unicredit | 3,14 euro | NL0013485568 | 3,7 | 8,5 euro | 26,7% |
Unicredit | 2,675 euro | NL0013485576 | 4,4 | 9 euro | 22,4% |
Unicredit | 2,215 euro | NL0013485584 | 5,3 | 9,5 euro | 18% |
Unicredit | 1,765 euro | NL0013645054 | 6,7 | 10 euro | 13,7% |
Unicredit | 1,339 euro | NL0013680366 | 8,9 | 10 euro | 9,4% |
Unicredit | 0,928 euro | NL0013680374 | 12,9 | 10 euro | 5,1% |
La leva sarà diversa da quella che abbiamo calcolato noi (chiusure alle 17:30). La devi ricalcolare tu prima dell’acquisto: prendi il prezzo delle azioni Unicredit o Intesa in Borsa e dividilo per il prezzo del turbo long (usa il prezzo che di propone la tua banca). La barriera indica il prezzo che, se toccato dalle azioni Unicredit o Intesa, fa azzerare il valore del turbo long – sparisce e perdi tutto.
5 motivi per cui la vacca non è più grassa…
Questo il momento giusto per puntare sul rialzo delle banche italiane? In questi giorni c’è stata una serie di eventi straordinari – dall’annuncio dei nuovi vertici della Bce al ritiro della procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia – che ha dato euforia, ma i problemi delle banche restano. Primo: i tassi d’interesse bassi non fanno loro bene. Negli ultimi 10 anni di tassi bassi, Intesa Sanpaolo ha visto il suo margine da interesse contrarsi del 35% – per alcune banche, come Mps (1,56 euro), si è più che dimezzato (-55%). Secondo: i tassi bassi non hanno aiutato l’economia italiana, che dovrebbe restare debole. Se l’economia non tira anche l’attività della banca rallenta: non per nulla nei soli ultimi due anni le banche hanno registrato un calo dei prestiti concessi alla clientela dell’8%. Terzo: se l’economia non tira chi ha avuto i prestiti potrebbe non ripagarli. E sono altre potenziali perdite di bilancio. Nonostante gli sforzi degli ultimi anni i crediti con difficoltà di recupero per le banche italiane rappresentano ancora circa il 9% del totale dei prestiti concessi, rispetto a poco più del 3% delle altre dell’Eurozona. Se pure consideriamo solo i crediti “marci” (le “sofferenze”) pure al netto delle svalutazioni, si portano via circa l’8% dei mezzi propri delle banche. Quarto: le regole a cui devono adeguarsi le banche diventano sempre di più e sempre più stringenti. Si stima che già ora portano via in media tra il 6% e il 10% dei ricavi e si ritiene che questi costi potrebbero raddoppiare nel corso dei prossimi anni. Quinto: le perdite riducono gli utili e, quindi, gli indicatori di solidità. Per ogni aumento di 100 punti di spread tra BTp e titoli di Stato tedeschi, le banche italiane vedono ridursi circa lo 0,35% gli indicatori di solidità (CeT1). Per rafforzarli le banche potrebbero essere costrette a ridurre la distribuzione di dividendi o varare aumenti di capitale.
… e il mercato non la munge più
Aggiungi che in autunno dovrà vararsi la finanziaria e la “luna di miele” con l’Europa potrebbe finire. I prezzi dei BTp potrebbero scendere e sarebbe male per le banche, che ne hanno in pancia per circa 400 miliardi, l’11% del totale delle loro attività e circa il 100% dei loro mezzi propri. Se pensi alle spese che le banche potrebbero sopportare per aiutare colleghe in difficoltà – vedi i casi Carige o Popolare di Bari – capisci perché l’attività bancaria non è profittevole come un tempo. Negli ultimi anni di tassi bassi le azioni delle banche, le italiane in particolare, si sono comportate peggio delle altre – vedi grafico. Anche se gli indicatori di convenienza sulla carta non sono malvagi, crediamo che le azioni delle banche italiane non brilleranno. Non comprarle. Mantieni le Intesa e Unicredit acquistate in passato, solo se segui il portafoglio dell’investitore dinamico e puoi mantenere i nervi saldi con scivoloni pesanti. Negli altri casi non devi averle.
Le banche non sono più quelle di un tempo
Negli ultimi 5 anni le azioni mondiali (linea sottile; base 100) hanno messo su circa il 60%. Le azioni bancarie (peso intermedio) mondiali si sono fermate a +40%. Quelle italiane (grassetto) hanno perso, in media, il 30%. I rendimenti nel grafico sono in euro e tengono conto dei vari dividendi staccati dalle società.