La Polonia non è sola
La manovra polacca non è isolata: diverse altre Banche centrali in Europa hanno già effettuato il rimpatrio di parte delle proprie riserve aurifere detenute all’estero. La protagonista principale è stata la Banca centrale tedesca: nel giro di pochi anni, tra il 2012 e il 2016, ha rimpatriato 300 tonnellate d’oro da New York e 374 tonnellate d’oro da Parigi. Ha condotto le operazioni alla svelta visto che inizialmente puntava a raggiungere questo risultato entro il 2020. Anche la Banca centrale olandese si è mossa prima della polacca: già a fine 2014 la percentuale di oro presente in Olanda era salita al 31% del totale di sua proprietà (il resto è tra gli Usa, il Canada e il Regno Unito) rispetto al misero 11% di qualche anno prima.
La Germania ha ora circa il 50% delle sue riserve aurifere in casa propria. Per l’Olanda gran parte dei rimpatri hanno interessato l’oro detenuto negli Usa.
La Russia ha in tutto circa 2.250 tonnellate d’oro: è la 5° potenza “aurifera” al mondo – le riserve della Cina viaggiano intorno alle 1.950 tonnellate. L’Italia è la terza potenza, con circa 2.450 tonnellate, stabili da 20 anni e senza rimpatri (circa la metà delle nostre riserve sono a New York).
Le banche centrali rimpatriano e comprano
Non c’è, però, solo il fenomeno del rimpatrio: le Banche centrali stanno anche acquistando ulteriore oro. Si stima che gli acquisti complessivi alla fine del 2019 si attesteranno su livelli superiori a quelli medi degli ultimi dieci anni. A far da traino sono le Banche centrali di Russia e Cina, che, rispettivamente, nei primi nove mesi del 2019 avrebbero acquistato 145 e 106 tonnellate d’oro. Forti acquisti anche da Kazakistan e Turchia.
In una pubblicazione della Banca centrale tedesca si pone l’accento sul ruolo dell’oro come l’elemento fondante del sistema finanziario internazionale.
Il timore di un collasso
Gli acquisti potrebbero essere legati all’esigenza di essere meno dipendenti dagli Usa – i dollari Usa hanno fatto la parte del leone nei bilanci delle Banche centrali di Cina e Russia fino a qualche anno fa. Ma potrebbe esserci di più. La Banca centrale olandese, da qualche mese, sul suo sito scrive che “…l’oro mantiene sempre il suo valore, crisi o no… È l’ancora di salvezza di tutto il sistema finanziario. Se questo collassa, si può usare l’oro per costruirne uno nuovo”. Anche altre Banche centrali stanno sempre più facendo riferimento all’importanza dell’oro in caso di crisi finanziaria. Che gli acquisti e i rimpatri si possano giustificare col timore che la crisi sia davvero dietro l’angolo? Del resto la mole di debiti nel mondo ha raggiunto nuovi record storici: quasi tre volte superiore alla ricchezza globale. E dopo anni di tassi sottozero, le munizioni a disposizione delle Banche centrali per fermare l’esplosione di una nuova crisi finanziaria sembrano limitate.
Tra metà ottobre e fine novembre le Borse mondiali sono salite mediamente del 3,6%.
L’oro come paracadute
Noi non sappiamo se la nuova crisi sia dietro l’angolo, ma sappiamo che l’oro è stato l’investimento che meglio ha reso nelle due grandi crisi degli ultimi venti anni. Tra il 2000 e il 2003 le Borse mondiali hanno perso circa il 48%, mentre l’oro ha messo su il 21%. Discorso simile per la crisi del 2007/2009: le Borse hanno perso circa il 57%, mentre l’oro ha messo su il 20%. Per questo da tempo ti diciamo di tenere una parte del tuo patrimonio investito in oro. Quanto? Ti abbiamo sempre consigliato di investire in oro per il 5% del tuo patrimonio: visti, però, i movimenti sull’oro da parte delle Banche centrali, questa percentuale può ora salire anche al 10%. Essendo un’assicurazione, considerala come una posta “esterna” al tuo portafoglio di investimenti – vedi qui.
Raccomandazioni…
Attenzione: prima di comprare oro devi avere bene in mente che, se la crisi alla fine non c’è, il tuo investimento in oro rischia di rendere poco o niente o che, addirittura, rischia di portarti a registrare delle perdite. È quello che è successo nel periodo tra la nostra ultima analisi sull’oro di metà ottobre (vedi Altroconsumo Finanza n° 1337) e la fine di novembre: l’oro ha perso circa il 2% complice un buon andamento delle Borse e una risalita dei rendimenti dei titoli di Stato americani – l’oro brilla e luccica, ma non paga interessi; quindi se i rendimenti delle obbligazioni salgono, l’oro tende a perdere terreno. Poi, ha fatto alti e bassi, a seconda delle notizie in merito alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina – nei primissimi giorni di dicembre, quando la situazione sembrava precipitare e le Borse scendevano, aveva rialzato un po’ la testa. Ora viaggia sui 1.472 dollari l’oncia, un valore che è inferiore dell’1,2% rispetto a quello di metà ottobre.
Il prezzo dell’oro viene normalmente espresso in dollari Usa e per oncia troy. Un’oncia di oro troy equivale a circa 31,1 grammi di oro: significa che l’oro, ai prezzi e ai cambi attuali, vale 42,60 euro al grammo.
… e consigli per gli acquisti
Il modo più semplice per investire in oro è acquistando l’Etfs gold bullion securities (124,44 euro; Isin GB00B00FHZ82) a Piazza Affari: lo puoi fare tramite la tua stessa banca e in termini di commissioni ti costerà quanto comprare azioni italiane (circa lo 0,2% via internet, lo 0,7% del controvalore dell’investimento se fai l’operazione allo sportello). Comprerai l’equivalente, in euro, di un decimo di oncia di oro troy della massima qualità. I tuoi soldi andranno a finire in lingotti veri, custoditi nei caveau della banca inglese Hsbc (tanto che teoricamente potresti chiederli indietro invece del pagamento in denaro, ma non è una via percorribile per un piccolo investitore). Tutto bello? Sì, a patto che il sistema stia in piedi.
Comprare e conservare lingotti e monete d’oro
Se il sistema dovesse collassare, potresti fare fatica a tornare in possesso dei tuoi soldi in tempi rapidi – l’oro resta tuo, ma ci vorrebbe tempo per risalire tutta la filiera da te, alla tua banca italiana, fino alla Hsbc. Se temi questo scenario, l’unica vera alternativa è comprare veri lingotti d’oro (o monete d’oro, vedi paragrafo seguente) da tenere in casa. Come si fa? Non devi andare dai “compro oro” – vendono oro “da gioielleria” che ha valore numismatico incerto e su cui paghi l’Iva – ma solo da chi è autorizzato a vendere oro “da investimento”: si tratta di circa 550 società e trovi la lista sul sito internet della Banca d’Italia. Tra queste ci sono nomi importanti come Bolaffi o Confinvest che permettono anche l’acquisto dei lingotti o delle monete direttamente sul proprio sito internet (www.bolaffioro.it e www.confinvest.it). Attento alle commissioni: per l’acquisto di un lingotto del peso di un’oncia si aggirano, per esempio, attorno al 6% medio. Più il taglio del lingotto è piccolo, più salgono: per un lingottino da 5 grammi (controvalore di circa 210 euro ai prezzi attuali dell’oro) le commissioni medie oscillano intorno al 15%. Sono costi elevati, se pensi che dovrai pagare le stesse commissioni al momento della vendita – in pratica, anche se il prezzo dell’oro sale rischi che le commissioni si mangino il guadagno. Ricorda, poi, che al momento della vendita dovrai pagare le tasse del 26% sul guadagno (se c’è) tramite dichiarazione dei redditi – comprando l’Etfs, invece, la banca fa i calcoli e le dichiarazioni al Fisco italiano per conto tuo.
Le commissioni sono implicite nel prezzo a cui acquisti rispetto al prezzo ufficiale dell’oro (in pratica, paghi di più). Inoltre, potresti dover pagare le commissioni di spedizione (da 10 a 20 euro) e il bollo di 2 euro sulla fattura (tienila sempre, è fondamentale per poter pagare poi correttamente le tasse in caso di guadagno). Sull’oro da investimento non si paga l’Iva. Le operazioni in oro fisico di valore superiore a 12.500 euro devono essere dichiarate all’Ufficio di informazione finanziaria (UIF).
L’oro si esalta con le crisi
Il 2011 è un anno di crisi, soprattutto in Europa: si teme il fallimento dello Stato italiano e l’oro (in dollari) si impenna. Poi, con l’intervento della Banca centrale europea nel 2012, la situazione si placa: nel 2013 l’oro si sgonfia e attraverserà anni di stanca, senza rendere praticamente nulla, fino alla fiammata di questa estate (calo dei tassi d’interesse negli Usa e maretta sulle Borse mondiali soprattutto nella prima parte di agosto).
Tieni presente il rischio di furti in casa: se hai timore di un tracollo del sistema finanziario dovrai tenere il lingottino in casa e non in una cassetta di sicurezza in banca. Su Amazon il costo di una cassetta di sicurezza a uso domestico oscilla tra i 40 e 100 euro – consegna e montaggio escluso.
Meglio i lingotti o le monete d’oro?
Anche per le monete d’oro ci sono commissioni salate, via via decrescenti al crescere del peso dell’oro. Sui tagli piccoli, però, sono mediamente più basse di quelle applicate sui lingottini: per esempio, per una sterlina col volto della Regina Elisabetta, che ha una quantità di oro puro pari a 7,32 grammi, il ricarico rispetto al prezzo di mercato dell’oro è mediamente dell’8,8%. Per un lingottino di oro puro di 10 grammi (non esistono lingotti di 7,32 grammi), invece, il ricarico medio è di circa il 10%, pur essendo di “taglio d’oro” più elevato (come detto nel paragrafo precedente, per il lingotto da 5 grammi il ricarico medio è addirittura del 15%). Le differenze tendono, invece, sostanzialmente a sparire per lingotti o monete con una quantità di oro pari a un’oncia (circa 31,10 grammi): i ricarichi si aggirano, come visto nel paragrafo precedente, intorno al 6%. Se compri fino a un’oncia d’oro (circa 1.325 euro ai prezzi attuali), dunque, ti convengono le monete – non sbagli se compri le sterline d’oro, ma fai attenzione anche alla “qualità della moneta”. Per importi superiori, invece, ti conviene comprare il lingotto: per esempio, ai prezzi sul mercato comprare un lingotto d’oro da 100 grammi costa, in media, 4.450 euro; comprare 13 sterline e mezza (poco meno di 100 grammi d’oro), ti costa circa 4.580 euro. Queste riflessioni valgono da un punto di vista prettamente finanziario: in caso di collasso del sistema finanziario, sarà molto più semplice per te rivendere una sterlina da 7,32 grammi d’oro che un lingotto da 100.
A parità di quantità d’oro, per le monete d’oro i rivenditori possono chiedere prezzi in apparenza molto difformi: dipende dall’anno di emissione (alcune monete possono essere più rare di altre, a parità d’oro) e dallo stato di conservazione – le monete fior di conio, quelle mai circolate, costano di più rispetto a quelle comunque certificate, ma che magari hanno più graffi.