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Le azioni dell’idrogeno
2 anni fa - lunedì 21 settembre 2020
idrogeno
L’idrogeno è una fonte energetica pulita: l’Unione europea lo considera cruciale per azzerare nel 2050 le emissioni nette di carbonio. Da qui al 2050 gli investimenti sull’idrogeno potrebbero creare in Europa 5,5 milioni di posti di lavoro e un giro d’affari di circa 800 miliardi di euro all’anno. Anche la Cina si muove: nel 2050 circa il 15% dei veicoli in circolazione nel Paese dovrebbero andare a idrogeno (oggi la percentuale è minuscola). Inoltre, solo in Cina, l’idrogeno potrebbe creare nel 2050 un mercato del valore di 1.500 miliardi di euro. A livello globale, potrebbe coprire un quarto della domanda totale di energia, grazie a investimenti per rendere la capacità produttiva di idrogeno 300 volte superiore all’attuale. Insomma, sulla carta prospettive stellari e una cuccagna per chi opera in questo settore.
Un percorso lungo
I rischi sono, però, molti. Primo: l’idrogeno si deve produrre. Oggi si parte da combustibili fossili, ma questo è incompatibile con gli obiettivi “verdi”. Va quindi prodotto dall’acqua attraverso l’elettricità, ma anche l’elettricità va prodotta: se viene ottenuta da combustibili fossili si vanifica l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti. L’energia elettrica per ottenere l’idrogeno va prodotta da fonti rinnovabili. Secondo: il processo di produzione dell’idrogeno costa ancora molto e non è pienamente efficiente – si usa più energia di quella che si ottiene dalla sua combustione. Terzo: una volta prodotto, l’idrogeno va conservato e poi “impacchettato” nelle celle a combustibile che vanno montate sui mezzi di trasporto. Non è semplice: la strada per raggiungere gli obiettivi del paragrafo precedente è lunga e passa per investimenti che rendano più efficienti tutti i processi della catena.
La dura strada per il successo
Le società che lavorano prevalentemente sull’idrogeno da anni non riescono a fare utili. La Mcphy (24,5 euro; Isin FR0011742329), per esempio, è una società francese che realizza elettrolizzatori, gli strumenti essenziali per produrre idrogeno dall’acqua. È quotata sulla Borsa francese dal 2014, e da allora non è ha mai chiuso un bilancio in utile. Non solo, non ha mai generato un utile a livello industriale: significa che i costi per svolgere l’attività (senza oneri finanziari o fiscali) hanno sempre superato gli introiti. Per il mercato, almeno fino al 2022, dovrebbe continuare a registrare perdite a livello industriale. Ragionamenti analoghi possono essere fatti per tutte le altre società che lavorano prevalentemente nel settore – le trovi elencate nel riquadro qui a fianco. Come detto le potenzialità del mercato sono enormi, ma ci vorranno anni per raccoglierne i frutti: nessuna di loro ha, in genere, mai ottenuto utili fin qua e nessuna dovrebbe farne a breve.
L’infatuazione della borsa
Ciò nonostante, nei mesi scorsi, il mercato è tornato a innamorarsi delle società dell’idrogeno. Per esempio, proprio le McPhy, dopo anni di lenta agonia in Borsa, hanno registrato un balzo violento dai 5,86 euro di fine maggio agli attuali 24,5 euro: in tutto il 2020, anno difficile per tante azioni, le McPhy hanno poco più che sestuplicato il loro valore. Entusiasmo che ha coinvolto anche Nikola (34,19 Usd; Isin US6541101050), società Usa che realizza mezzi di trasporto commerciali elettrici che usano l’idrogeno come combustibile. In pochi giorni di giugno, le Nikola hanno registrato un progresso del 135%. Attenzione: si tratta di infatuazioni di mercato che hanno basi fragili. Lo dimostra proprio il caso di Nikola: la società non fa utili e dovrebbe continuare a non farne almeno fino al 2022. Non per nulla, dopo la corsa, il titolo ha iniziato a ripiegare e negli scorsi giorni è stato affossato dalle accuse di frode che le sono state rivolte da un fondo speculativo – le Nikola dai massimi di giugno hanno perso il 57%.
Una scommessa per stomaci forti
Ricapitoliamo. Nei prossimi anni gli investimenti sull’idrogeno dovrebbero aumentare parecchio, soprattutto in termini di domanda di elettrolizzatori e di celle a combustibile. Ci sono società in Borsa specializzate nella realizzazione di questi prodotti che potrebbero beneficiarne in modo netto, e le abbiamo indicate nel riquadro “Le 11 società dell’idrogeno”: tutte, però, non sono ancora profittevoli e ci vorranno anni perché lo diventino. Inoltre, ai prezzi attuali sono tutte azioni molto care. Sei un buon padre di famiglia? Devi stare alla larga dalle suddette società. Sei uno speculatore? Puoi azzardare una scommessa, ma devi avere ben chiaro che l’orizzonte di tempo per vederla realizzata è lungo, almeno 5 anni, e che è molto rischiosa: si scommette che nel frattempo i progetti sull’idrogeno continuino a essere sviluppati, che gli obiettivi verso la riduzione delle emissioni inquinanti fissati dai governi in giro per il mondo non vengano procrastinati e che grandi colossi dell’energia e dell’industria possano lanciare offerte di acquisto su alcune delle suddette società (vedi esempio a fianco). Al primo intoppo i prezzi di queste azioni potrebbero schiantarsi in Borsa, con perdite potenziali anche del 70%. Tra tutte quale comprare? Tutte sono in perdita e pur volendone comunque scegliere una non è detto che sia facile comprarla. Meglio comprarne tante insieme: puoi farlo acquistando a Piazza Affari il certificate Vontobel tracker solactive hydrogen (170,3 euro; Isin DE000VP2HYR0): non ti preoccupare, non fa effetti di moltiplicazione strani, ma si limita a replicare un indice di 15 società che sono impegnate nello sviluppo di progetti legati all’idrogeno. Il titolo principale è quello della norvegese Nel e vi sono anche altri titoli tra quelli segnalati nel riquadro “Le società dell’idrogeno”. Certo, ce ne sono anche altri per cui l’impatto dell’idrogeno è marginale – vedi Eni (7,39 euro; mantieni) – ma si tratta comunque di un buon compromesso. Gli scambi non sono elevatissimi, ma puoi acquistarlo anche con la tua stessa banca.
Le 11 società dell’idrogeno
AFC energy (18,9 pence; Isin GB00B18S7B29); Ballard power systems (20,99 cad; Isin CA0585861085); Bloom energy (17,23 Usd; Isin US0937121079); Cell impact (27,85 sek; Isin SE0005003217); Fuelcell energy (2,615 Usd; Isin US35952H6018); ITM power (282 pence; Isin GB00B0130H42); McPhy (24,5 euro; Isin FR0011742329); Nel (18,72 nok; Isin NO0010081235); Nikola (34,19 Usd; Isin US6541101050); Plug power (13,56 Usd; Isin US72919P2020); Powercell Sweden (235 sek; Isin SE0006425815).
Una scelta sostenibile
Non vogliamo accontentare solo gli speculatori e vogliamo suggerire a tutti un titolo che può essere protagonista del futuro “verde” dell’Europa. Parliamo di Umicore (41,2 euro; Isin BE0974320526), che si occupa di fornire componenti essenziali per le batterie al litio delle auto elettriche e anche di riciclare le materie prime che si trovano nelle batterie esauste, attività meno dipendente dagli alti e bassi del mercato dell’auto e su cui l’Unione europea punta molto. Pur essendo una parte marginale dell’attività, la società sta investendo anche nella realizzazione di celle a combustibile per la mobilità a idrogeno. Anche se il 2020 è stato difficile, le prospettive di crescita del gruppo nel lungo periodo restano ottime e, secondo noi, ancora sottovalutate dal mercato. Sono azioni convenienti: puoi acquistarle.
Acquista le Umicore sulla Borsa di Bruxelles. Se non riesci a farlo online o cambi banca o provi a fare l’operazione al telefono. Le azioni sono costantemente seguite su www.altroconsumo.it/finanza.
Tra le 11 società dell’idrogeno, ci piace Nel Asa (18,72 corone norvegesi; Isin NO0010081235), perché il governo norvegese e altri enti sembrano intenzionati a sostenerla nella ricerca su elettrolizzatori a sempre maggiore efficienza – potrebbero portare a un maggior giro d’affari in futuro. Le azioni, però, si comprano sulla Borsa di Oslo che è molto difficile da raggiungere con i normali sistemi di trading online. BinkBank – www.bink.it - lo permette.