Negli ultimi mesi il prezzo dell’oro si è contratto del 13,5%, dai circa 2.050 dollari del 6/08 fino ai minimi del 30/11, quando è tornato a circa 1.770 dollari l’oncia. La ragione della contrazione sta nel generale ottimismo del mercato nei confronti dell’economia, per la convinzione che i vaccini elimineranno a breve la minaccia del Covid: dal 6 agosto al 30 novembre le Borse mondiali sono salite, in media, del 10% circa e i rendimenti dei titoli di Stato Usa con scadenze tra 7 e 10 anni sono risaliti dallo 0,6% annuo lordo di inizio agosto a un intorno dell’1%. L’oro è bello, luccica, ma non genera interessi o dividendi. Per cui, quando le Borse salgono o i rendimenti dei bond crescono tende a perdere terreno, come negli ultimi mesi.
Nei mesi scorsi il dollaro Usa ha recuperato un pochino di terreno nei confronti dell’euro: quindi per noi la contrazione del valore dell’oro da inizio agosto a fine novembre è stata del 14,4%.
Anche per i signori del risparmio gestito l’oro ha comunque ancora fascino: le scommesse sul suo rialzo sono ancora superiori a quelle su un suo prossimo ribasso.
Rischi ancora elevati
È ora di vendere l’oro? Per noi, no. Ci vorrà tempo perché i vaccini arrivino a tutta la popolazione: non è esclusa una terza ondata di contagi nella prima parte del 2021 e di rinnovate misure restrittive, che potrebbero mettere in discussione la ripresa economica su cui i mercati scommettono e che hanno portato le Borse su valori, in media, superiori a quelli d’inizio 2020. Pensa che alcuni indicatori di convenienza per la Borsa Usa, come il rapporto prezzi di Borsa/utili attesi da qui a 1 anno (più è alto più le azioni sono care), sono sui massimi di sempre. Al primo intoppo le Borse rischiano una mazzata, e questo potrebbe favorire la ripresa dell’oro. Non per nulla il prezzo del metallo giallo ha già iniziato a risalire in questi primi giorni di dicembre – al momento di andare in stampa viaggia a 1.845 dollari l’oncia – e si mantiene su valori del 21% superiori rispetto a quelli d’inizio anno.
Quanto oro e come comprarlo
A fine luglio (vedi AF n°1377) ti avevamo detto di ridurre gli investimenti in oro dal 10% al 5% rispetto al valore complessivo del tuo portafoglio. Ce lo aspettavamo, e infatti l’oro è sceso, anche se con i rialzi dei primi di dicembre il calo da quel consiglio si riduce al 3% per il prezzo dell’oro in Usd e al 7% in euro. Non è tantissimo, ma visti i rischi suddetti, puoi pensare di riportare la quota in oro al 10%. In pratica devi fare così: prendi il valore complessivo dei tuoi investimenti in azioni, bond… fatti seguendo le nostre “torte” di portafoglio. Hai 100.000 euro? Devi investirne 10.000 euro extra in oro. Ne hai già 5.000? Puoi investirne altri 5.000 euro. Il prodotto preferito per comprare l’oro resta l’Etfs gold bullion securities (142,25 euro; Isin GB00B00FHZ82), quotato a Piazza Affari. Investe in veri lingotti d’oro custoditi nei caveau della banca inglese Hsbc: come sicurezza in più ti offre la possibilità, costosa e complicata ma c’è, di chiedere indietro vere monete d’oro alla vendita del prodotto. È stato il primo prodotto quotato di questo tipo in Italia, lo abbiamo testato tante volte, è ben scambiato e ha sempre fatto il suo lavoro. C’è un però: come vedi dal GB dell’Isin, l’ente che ha approvato il prospetto è britannico; se ci fosse una rottura secca tra UK e Ue il prodotto diventerebbe non armonizzato e potrebbe essere sospeso dagli scambi di Borsa italiana: il prodotto esisterebbe ancora, ma non potresti negoziarlo. Quanto è alto il rischio? Al momento di andare in stampa le trattative tra le parti vanno avanti (trovato accordo sul confine dell’Irlanda del Nord). Comunque, abbiamo contattato l’emittente dell’Etfs che ci ha detto che sta chiedendo l’approvazione da un ente comunitario, e che il prodotto resterà negoziabile. In fondo, i rischi dovrebbero essere limitati.
Attenzione: l’oro è una posta extra-portafoglio. Devi considerarla come una sorta di assicurazione in caso di maretta sui mercati. Se l’umore resta alto e l’economia ricomincia a trottare, con l’oro puoi anche perderci.
Se l’Etfs gold bullion diventasse “non armonizzato” ci sarebbe anche una tassazione più penalizzante dei guadagni – non si applicherebbe il 26%, ma la tua aliquota marginale Irpef. I guadagni andrebbero indicati in dichiarazione dei redditi. Attenzione: solo al momento della vendita. Se l’hai/lo compri ora e lo tieni, anche se diventa “non armonizzato” non devi dichiarare nulla fino a che non lo vendi – il prodotto non paga dividendi.
Le eventuali alternative
Il fatto che ci sia una remota possibilità di stare qualche settimana senza poter negoziare il tuo prodotto non ti piace? L’alternativa è il Royal mint physical gold (15,208 euro; Isin XS2115336336), del tutto simile all’Etfs gold bullion consigliato, è l’unico altro che ti permette di riavere oro vero alla vendita, ma è verificato da un ente irlandese, e non dovrebbero esserci problemi in caso di rottura tra Europa e UK. Ha però un problema: è quotato da poco e in alcuni giorni non ci sono scambi, potresti far fatica a renderti conto se stai guadagnando o no e, anche, potresti pagare un prezzo più alto all’acquisto rispetto a quello che pagheresti comprandone uno più scambiato – succede sempre così per ogni strumento finanziario, è il costo occulto dello “spread denaro-lettera”. Non ti piace comprare un prodotto così poco scambiato? Eccoti l’altra scelta: Invesco physical gold (147,52 euro; Isin IE00B579F325). Anche questo investe in veri lingotti, ha il prospetto verificato da un ente irlandese e il problema Brexit non lo tocca, ha costi di gestione contenuti ed è molto scambiato. Alla vendita, però, non puoi chiedere il controvalore in oro fisico. La possibilità di farti mandare a casa i lingotti è una garanzia in più, ma è costosissima. Questi prodotti si comprano facilmente su Borsa italiana, anche tramite la tua banca.
I lingotti dell’Etc Royal mint sono custoditi direttamente nei caveau della Zecca britannica e non in quelli di una banca, come accade con tutti gli altri prodotti sull’oro. Una garanzia in più in caso di collasso del sistema finanziario. Attenzione, però: rispetto all’Etfs gold bullion ci sono meno dettagli sulla procedura per chiedere eventualmente indietro i lingotti al momento della vendita. Inoltre, il problema della mancanza di scambi resta da non sottovalutare.
I lingotti dell’Etc Invesco sono custoditi nei caveau della banca americana JP Morgan.