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Cfd: accattivanti, ma troppo rischiosi

Investimenti alternativi

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Data di pubblicazione 20 dicembre 2021
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Continuiamo il viaggio nel mondo dei prodotti che ti permettono di guadagnare quando i mercati scendono. Questa volta ti parliamo di prodotti che sono diventati sempre più “di moda” negli ultimi anni: i cfd.

I cfd (acronimo di contract for difference) sono dei prodotti derivati: come dice il nome stesso, sono dei contratti che stipuli con una data controparte – di solito è la piattaforma di negoziazione che te li offre – affinché ti venga pagata una certa somma di denaro a seconda di come si muove una data azione, un dato mercato, una certa criptovaluta… cui il cfd è legato. Per esempio, se compri un cfd legato alle azioni Apple, se queste salgono, tu guadagnerai dei soldi, se invece scendono, tu perderai. Detto così non sembra nulla di strano, ma ci sono due aspetti che hanno determinato il successo dei cfd. Primo: puoi vendere un cfd su azioni Apple (ma su qualsiasi altro sottostante – vedi a fianco) anche senza possedere le azioni Apple. Significa che tu guadagnerai se le azioni Apple scenderanno e perderai denaro se, invece, saliranno. Ti basta un click, esattamente come fai con l’acquisto: definisci quanti cfd vuoi vendere e il gioco è fatto. I cfd rappresentano, dunque, un modo molto semplice per puntare sul ribasso dei mercati, delle materie prime, di alcune azioni… Secondo: siccome sono dei meri contratti tra te e l’emittente, i cfd si possono creare praticamente su qualsiasi prodotto – sta a chi te li offre. Ti permettono, dunque, di investire facilmente non solo su azioni e indici di mercato, ma anche su criptovalute o sull’andamento di alcuni tassi di cambio (è il famoso forex).

I cfd sono “derivati” proprio perché il loro rendimento deriva da quello di un altro strumento finanziario, che sia un’azione, una materia prima, un tasso di cambio… Questo strumento finanziario che determina il risultato dei cfd (come di ogni derivato) si chiama sottostante.

Gioie e dolori della leva finanziaria

L’altro aspetto caratteristico dei cfd è quello di permetterti di operare “a leva”. Per esempio, supponiamo che tu voglia comprare azioni per un controvalore di 10.000 euro. Se compri direttamente quelle azioni, devi scucire la cifra di 10.000 euro. Se, invece, le compri tramite i cfd non devi scucire subito tutto quella cifra, ma solo una percentuale della stessa. A volte la scegli tu, a volte è fissata dalla piattaforma che ti vende i cfd. Supponiamo sia il 20%: tu non versi 10.000 euro, ma solo 2.000 euro. Del resto non stai comprando effettivamente quelle azioni, ma dei prodotti derivati che sono cfd, e questi 2.000 sono solo una sorta di “deposito” che tu fai per effettuare l’operazione. Ora, supponi che dopo un paio d’ore quelle azioni abbiano guadagnato il 2%. Significa che il controvalore complessivo dell’investimento è salito da 10.000 a 10.200 euro e tu decidi di vendere i cfd acquistati: incassi il guadagno di 200 euro, ma ne avevi versati solo 2.000. In pratica il tuo guadagno non è del 2%, ma del 10%, 5 volte tanto (questo fattore di moltiplicazione viene chiamato “leva”). Detto così sembra bellissimo, ma vale anche al contrario. Se quelle stesse azioni perdono il 5%, tu ci rimetti 500 euro, ben il 25% dei 2.000 euro che hai lasciato in deposito – ti ritrovi quindi, alla fine dell’operazione, solo con 1.500 euro (anche meno se la posizione non viene chiusa in giornata, ma nel giorno seguente, vedi dopo). Quindi perdi con la stessa velocità con cui hai la possibilità di guadagnare, ma non solo: i calcoli su quanto stai perdendo o guadagnando si fanno istante per istante e se la perdita supera certi limiti non hai tempo di aspettare e sperare di recuperare. La posizione viene chiusa dalla piattaforma e tu non puoi far altro che dover incassare le perdite.

Il “deposito” che tu versi quando operi in cfd prende più tecnicamente il termine di “margine di garanzia”. Si tratta del modo con cui la controparte si assicura che tu possa onorare i tuoi debiti nel caso il mercato ti venga contro e, quindi, tu perda. Il meccanismo dei margini dei cfd è sostanzialmente lo stesso che ti abbiamo illustrato per i future su Altroconsumo Finanza n° 1431.

I costi nascosti dei cfd

Siccome i cfd sono dei meri contratti tra te e la piattaforma che te li offre, queste ultime spesso non ti fanno pagare alcun tipo di commissione sulla compravendita di cfd. Questo, però, non vuol dire che non ci sono costi legati a questi prodotti. Primo: le piattaforme ti fanno pagare delle commissioni, legate al controvalore del deposito versato, nel caso in cui tu tenga i cfd per periodi superiori a un giorno. Quindi per ogni giorno in più paghi questa commissione che può essere anche di qualche euro. Non solo: spesso sono previste anche delle commissioni “weekend” nel caso in cui alla fine di una settimana tu non abbia chiuso la posizione in cfd (e le commissioni “weekend” sono in genere il triplo di quelle “giornaliere”). Insomma a meno che tu non faccia compravendite nella stessa giornata, avrai costi da sopportare. Secondo: i prezzi dei cfd sono fatti dalle stesse piattaforme che te li propongono. Sono loro, dunque, a fissare gli spread denaro-lettera a cui tu compri e vendi i tuoi cfd. Semplificando al massimo, anche se il prezzo del sottostante cui sono legati i cfd resta piatto, il prezzo a cui tu vendi sarà sempre inferiore al prezzo cui tu compri. Se mai volessi operare coi cfd, devi cercare chi ti applica gli spread denaro-lettera minori.

Lo spread denaro-lettera esiste anche per le azioni quotate in Borsa: dipende, però, dal numero di scambi sul titolo e per quelli più importanti e scambiati rasenta lo zero. Nel caso dei cfd, invece, c’è sempre, spesso è nell’intorno dello 0,1% ed è una delle principali forme con cui guadagnano le piattaforme che ti offrono i cfd.

L’intervento delle autorità

Proprio perché sono prodotti facili da comprare e vendere, offerti senza costi espliciti di negoziazione, ma estremamente rischiosi, le autorità sono intervenute per cercare di limitare i danni che i risparmiatori possono avere da questa forma di investimento. In primo luogo, sono stati imposti dei limiti massimi alle “leve” utilizzabili dai risparmiatori a seconda dei vari sottostanti cui sono legati i cfd. Inoltre, le stesse piattaforme che ti fanno operare in cfd sono obbligate a riportare a chiare lettere i rischi di perdita legati a questa forma di investimento. Solo a mero titolo di esempio, citiamo che al momento dell’analisi, la piattaforma IG, una delle maggiori del settore, cita che ben il 73% dei piccoli risparmiatori ha perso denaro con il trading in cfd. Non è poco. Anche noi, come le autorità, riteniamo che siano strumenti troppo rischiosi e per questo te li sconsigliamo. Spesso alcune piattaforme ti telefonano e ti propongono persino una forma di assistenza per iniziare a fare trading con questi prodotti. Tu comunque desisti e non farti tentare. Per investire basta anche solo la tua banca. 

Ricorda che con i cfd non compri azioni, hai solo un contratto con la controparte e sei esposto a eventuali crisi della piattaforma. Lo sanno bene i clienti della Alpari, piattaforma regolarmente autorizzata, che, per una decisione della Banca centrale svizzera, qualche anno fa è andata a gambe all’aria. I clienti hanno dovuto aspettare anni per recuperare i loro soldi.

Occhio alle truffe

Fai attenzione anche a due altre cose. Primo: spesso queste piattaforme che ti offrono di fare trading in cfd hanno la loro sede fuori Italia. Ciò significa che in caso di problemi sarà in quelle giurisdizioni in cui dovrai andare a risolvere la tua controversia, con tutti i problemi anche solo linguistici che ciò comporta. Secondo: non tutte le piattaforme che ti telefonano e offrono di fare negoziazioni in cfd sono autorizzate a svolgere l’attività. Alcune tentano solo di attentare ai tuoi risparmi, facendoti iniziare a investire e poi scappando coi soldi. Come riconoscerle? Primo: se cominciano a proporti programmi d’investimento con ritorni favolosi e bassi rischi, il rischio che sia una truffa è alto. Secondo: verifica sui loro siti internet se riportano da chi hanno ottenuto l’autorizzazione a operare. Terzo: verifica sul nostro sito www.altroconsumo.it/finanza se le autorità hanno già segnalato che tale società che ti ha contattato lo sta facendo senza autorizzazione: nella sezione “difendersi”, “avvisi ai risparmiatori” raccogliamo ogni settimana le segnalazioni di diversi organi di vigilanza europei.

Se per caso hai subito una truffa legata ai servizi di trading online puoi rivolgerti a uno dei nostri avvocati. Per i soci le consulenze legali sono illimitate e puoi chiamarci allo 02/6961550 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.