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Una crisi di sostanza o passeggera?
un anno fa - lunedì 20 giugno 2022
BitCoin
Già nel n° 1464 ti abbiamo parlato della crisi di due criptovalute, TerraUsd e LunaUsd, finite nel tritacarne dei pesanti cali del settore da inizio anno; in questo numero, ci tocca dirti che non è finita. La scorsa settimana la notizia che la britannica Celsius Network avesse temporaneamente bloccato i prelievi e i trasferimenti diretti di BitCoin ha contribuito a mettere in crisi il mercato delle criptovalute. Certo venivamo già da tempi difficili, e i mercati non sono rimasti estranei alle scelte compiute da Celsius Network, tuttavia questa vicenda, ancora una volta, ha posto sul piatto la fatidica domanda: se il settore delle criptovalute abbia (o meno) le spalle abbastanza larghe per superare le difficoltà attuali o se si prospetti un lungo inverno.
Era da davvero tanto tempo che il BitCoin (20.630,82 dollari Usa) non scendeva così in basso e, soprattutto, così lontano dai picchi oltre i 60.000 dollari Usa raggiunti nel corso del 2021 che puoi vedere dal grafico.
Che cosa sta, dunque succedendo? La risposta è: si trovano di fronte al primo vero scoglio da che esistono le criptovalute: il rialzo dei tassi Usa.
ANNI A TASSI ZERO E CON SOLDI “FACILI”
Il BitCoin, madre di tutte le criptovalute, risale al 2009, ma se ne è parlato fuori dai circoli degli informatici duri e puri e da quelli della malavita solo qualche anno dopo. Che cosa succedeva in quel periodo? Rinfreschiamo la memoria: 2007 crisi subprime, 2008 crack Lehman. Nel giro di poco tempo la Fed ha praticamente azzerato i tassi Usa e ha avviato pure il QE inondando di dollari il mercato. Dopo qualche tempo in Europa anche la Bce ha iniziato ad allargare le maglie del credito e il Giappone non è stato da meno. Si è trattato di misure volte a evitare che la crisi post Lehman e quella della Grecia degenerassero in una grande depressione come negli Anni ’30.
Chi di voi fosse stato un investitore attivo già 20/25 anni fa ricorda senz’altro il boom delle società internet e il loro crollo dopo quel boom. Anche allora una novità tecnologica importante attirò su di sé i soldi di molti investitori, facendo montare una bolla che poi scoppiò in maniera violenta. Il calo del BitCoin e di tutte le criptovalute insieme col BitCoin ricorda un po’ questo andamento e, in qualche misura, ripete un modo di comportarsi dei mercati (entusiasmo prima e delusione poi) che è ricorrente, come lo sono le logiche umane che spingono a puntare massicciamente sulle novità.
IL CROLLO DEL BITCOIN spaventa le criptovalute
Il BitCoin (in dollari) è sceso a meno di un terzo del valore dello scorso autunno.
Qui prendiamo ad esempio il BitCoin perché con l’Ethereum riassume l’intero mondo delle criptovalute. Ovviamente non tutti i discorsi sul BitCoin debbono per forza venire estesi a qualunque criptovaluta.
Erano, quindi, quelle messe in atto dalle banche centrali, misure buone e necessarie, tuttavia hanno fatto sì che i rendimenti dei titoli di Stato si azzerassero e che il ventaglio delle possibilità di investimento si riducesse notevolmente. Ne hanno approfittato le Borse, ma anche le criptovalute. Allora si diceva del BitCoin: è come l’oro, non se ne possono creare più di 21 milioni di pezzi, non subirà inflazione, a differenza del dollaro che viene stampato all’infinito. Per anni, in verità, l’inflazione non si è vista, ma questa idea del BitCoin come bene rifugio ha iniziato ad attrarre l’interesse di chi non si fidava delle banche centrali. Nel frattempo la tecnologia delle criptovalute si è arricchita di sfumature (pensa ai contratti intelligenti) e il passaparola ha attirato sempre più investitori creando il boom. Il noto finanziere Warren Buffett è stato a lungo l’unico a dire che sotto le criptovalute non c’era nulla di reale, ma, nonostante ciò, il mondo della finanza si è convertito alle criptovalute contribuendo a riversarci nuovi flussi di denaro e a quotazioni sempre più alte.
Il rialzo dei tassi non è l’unico fattore di rischio per le criptovalute. In passato ti abbiamo parlato anche del consumo di energia, i cui costi sono saliti, e del contesto legislativo che poteva sfavorire (con dei divieti) o favorire (con prese di posizione ufficiali a favore) l’andamento delle criptovalute.
Ora, però, si torna ai tassi alti e ai soldi “difficili”
Oggi, col ritorno dell’inflazione, la stagione di tassi bassi e soldi facili è finita. I titoli di Stato Usa offrono rendimenti interessanti. Per chi cerca rendimenti non è più necessario investire in azioni, né in strumenti come le criptovalute. Molti hanno, quindi, colto l’occasione per venderle dopo la grande corsa e mettere il ricavato in porti sicuri. Il rialzo dei tassi, poi, ha sostenuto il dollaro rispetto alle altre monete, confermandolo come un tosto rivale anche per beni rifugio come l’oro, che infatti in questi mesi non ha brillato (vedi n° 1466), figurarsi se sarebbe potuta andare meglio al BitCoin che, rispetto all’oro, non ha neppure l’uso pratico della gioielleria. In conclusione: oggi sono venuti meno molti dei temi che hanno sostenuto il boom degli scorsi anni. Le criptovalute possono continuare a soddisfare una sete di tecnologia reale, ma quanto sta succedendo ora è un monito alla prudenza e ci ricorda che il loro futuro potrebbe riservare nuove pesanti delusioni a chi avesse creduto in un una loro crescita senza fine.
Noi preferiamo non consigliarti di investire in criptovalute perché è troppo rischioso, ma sappiamo che potresti esserne comunque attratto da una scommessa (oggi ancora più rischiosa che in passato). In tal caso scegli, almeno, un prodotto finanziario (non comprarle direttamente) in modo di avere, almeno, qualche forma di controllo sui tuoi investimenti, e magari opta per un prodotto che investa in più di una criptovaluta per diversificare il rischio come, per esempio, WisdomTree Crypto Market (2,31 euro; Isin GB00BMTP1626).