Microchip sempre più preziosi

Microchip sempre più preziosi
Microchip sempre più preziosi
I titoli del settore dei microchip, come in generale tutti quelli del settore tecnologico, hanno fatto mangiare la polvere al resto delle azioni mondiali nel corso degli scorsi anni - vedi grafico. Come tutti i tecnologici, anche le azioni delle società dei semiconduttori hanno, però, pagato un po’ dazio in questo avvio del 2022, complice il rialzo dei tassi d’interesse che le Banche centrali hanno in programma di adottare un po’ in tutto il mondo (vedi più avanti il perché questo ha fatto sbandare questi titoli).
Inoltre, il mercato sembra temere le conseguenze della guerra in Ucraina sul settore: l’Ucraina è il principale produttore al mondo di neon, un gas usato proprio nelle attività di produzione dei semiconduttori.
Se la guerra dovesse prolungarsi ulteriormente, si rischia un incremento dei prezzi di questa materia prima, con un conseguente aumento dei costi di produzione per chi fabbrica microchip. A nostro parere, però, si tratta di una situazione che le società del settore possono volgere a proprio vantaggio per due ragioni.
In finanza un euro incassato oggi vale di più di un euro che verrà incassato domani. E quest’ultimo vale tanto meno quanto più alti sono i tassi d’interesse. Diverse società del settore tecnologico ancora oggi non realizzano utili, ma li realizzeranno in futuro, per questo il settore tende a perdere più di altri quando si rialzano i tassi d’interesse. Ovviamente, però, nulla in finanza è deterministico: se salgono i tassi, ma al contempo aumentano le prospettive di crescita, non necessariamente i titoli scendono.
Le azioni del settore dei microchip (grassetto; base 100) han preso il volo per effetto della domanda di tecnologia legata alla pandemia e hanno fatto mangiare la polvere al resto delle azioni mondiali (linea sottile). In questa prima parte del 2022 il loro andamento non è stato brillante: puoi approfittare del calo per puntare sul settore. I dati nel grafico, forniti da Refinitiv, sono in euro e a dividendi inclusi.
In primo luogo, i produttori di semiconduttori hanno un’elevata forza contrattuale nei confronti dei propri clienti: si tratta di tecnologie complesse, per cui cambiare il proprio fornitore non è semplice. Inoltre, complice la domanda di prodotti tecnologici che è esplosa per effetto della pandemia, c’è già da diversi mesi difficoltà a reperire microchip sul mercato. In una situazione di questo tipo i produttori di microchip hanno gioco facile a scaricare sui propri clienti l’aumento dei costi di produzione, senza rischiare di perdere quote di mercato.
Questo dovrebbe salvaguardare la loro redditività (intesa come rapporto tra utili industriali e ricavi). In seconda battuta, proprio la scarsità di semiconduttori sul mercato pone le società del settore in posizione di forza anche nei confronti di diversi Paesi occidentali. Questi ultimi, infatti, si sono resi conto della loro vulnerabilità nei confronti di quanto accade in Asia e hanno deciso di recuperare terreno, liberando ingenti capitali per sovvenzionare la costruzione di nuove unità produttive di semiconduttori sul proprio territorio: le sovvenzioni statali dovrebbero coprire circa il 40% dei costi per realizzare queste nuove capacità produttive. È un bell’aiuto, di cui tutti gli attori del settore alla fine potrebbero beneficiare, grazie anche alla riduzione dei costi di logistica.
Attenzione: un aumento della produzione potrebbe ridurre nel medio-lungo periodo quella forza contrattuale che i soggetti del settore ora hanno, portando a una riduzione generale dei prezzi di vendita e, quindi, della loro redditività. Ci sembra, però, un rischio contenuto alla luce dell’attesa crescita della domanda (oggetti sempre più intelligenti e collegati a internet) e della sempre maggior complessità dei microchip. Inoltre, nonostante la corsa degli anni scorsi, nel complesso il settore in Borsa non è caro: il rapporto tra prezzo e utile per azione atteso per il 2022 è allineato al valore medio per le altre azioni mondiali (intorno a 16), ma le prospettive di crescita delle società del settore dei semiconduttori sono superiori a quelle di altre società e sono gruppi con una redditività soddisfacente e solida. Insomma, un investimento sulle azioni del settore si può fare, approfittando del calo registrato nel 2022. Per puntare in un colpo solo sul settore consigliamo l’Etf Ishares Msci Global Semiconductors (4,353 euro; Isin IE000I8KRLL9): lo compri anche tramite la tua banca a Milano, con un costo dello 0,35% annuo ti permette di puntare su circa 250 società del settore dei semiconduttori (un bel numero) e in più, tra quelli che puntano sul settore, è uno dei più scambiati (minori costi “occulti” in fase di acquisto e di vendita dell’Etf). Non devi, però, investirci troppo: è una posta “extra-portafoglio” di carattere non speculativo che deve pesare per non più del 10% del valore complessivo del denaro che puoi dedicare agli investimenti (se hai altre poste di questo tipo, per esempio, l’oro, devi investire in questo Etf meno del 10%, vedi articolo Azioni europee: che fare).
In passato, quando non era quotato l’Etf Ishares, avevamo suggerito l’Etf Lyxor Msci Global Semiconductors (23,035 euro; Isin LU1900066033): è simile all’Ishares, ma un po’ meno scambiato e un po’ più costoso. Se lo hai, mantienilo. Sia l’Etf Hsbc Nasdaq Global Semiconductors (8,484 euro; Isin IE000YDZG487), sia l’Etf VanEck Semiconductor (21,64 euro; Isin IE00BMC38736) hanno politiche d’investimento che ci piacciono meno rispetto all’Ishares. Non li acquistare.
Complice la realizzazione di microchip sempre più complessi, la redditività media (utile industriale su ricavi) dei produttori di semiconduttori è salita ormai al 27% contro un valore medio del 16% delle altre società in Borsa.
La produzione asiatica di chip rappresenta il 75% di quella complessiva mondiale.
Puntare su un Etf permette di ridurre i rischi, comprando tante azioni in un colpo solo, ma non è proprio efficiente da un punto di vista fiscale – non puoi mai compensare i guadagni ottenuti su un Etf con eventuali perdite pregresse, come invece accade per gli investimenti su singole azioni. Per questo ti suggeriamo anche degli investimenti su singoli titoli azionari che potrebbero approfittare delle buone prospettive del settore dei microchip.
ASML Holding (558,7 euro; Isin NL0010273215): la società realizza attrezzature necessarie alla produzione di semiconduttori e potrà dunque beneficiare appieno dei piani d’investimento europei per aumentare la capacità produttiva di semiconduttori – se, per esempio, Intel (vedi dopo) dovesse realizzare nuove fabbriche per costruire microchip, dovrà chiedere le attrezzature ad ASML. Le azioni si comprano sulla Borsa di Amsterdam.
Intel (45,67 Usd; Isin US4581401001): il colosso americano è uno di quelli che sarà più coinvolto nella realizzazione dei nuovi impianti produttivi sia negli Usa, sia in Europa: solo nel Vecchio continente Intel investirà circa 80 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Anche Intel in passato aveva demandato la produzione dei suoi chip ai grandi produttori asiatici, ma ora con le sovvenzioni statali in Occidente potrebbe godere di una nuova giovinezza. Le azioni si comprano sulla Borsa di New York.
Melexis (76,75 euro; Isin BE0165385973) è una società belga che presidia il mercato dei semiconduttori per le automobili e ha beneficiato della spinta alla mobilità individuale determinata dalla pandemia (nel 2021 ha visto i ricavi salire del 27% e l’utile industriale quasi raddoppiarsi rispetto all’anno precedente). Sta, però, cercando di diversificare l’offerta anche in altri settori (cosa buona) e anche nel 2022 dovrebbe registrare una crescita dei ricavi a doppia cifra. Le azioni si comprano sulla Borsa di Bruxelles.
Cerca di diversificare il più possibile: evita di comprare tutti e tre i titoli dello stesso settore; qui trovi tanti titoli consigliati di altri settori: variare la “dieta” è buona norma anche in finanza.
In passato ti abbiamo consigliato una speculazione su Samsung Electronics (67.500 won; Isin KR7005930003): resta uno dei principali produttori di microchip e potrebbe beneficiare degli investimenti in capacità produttiva in Occidente, ma la presenza di altre divisioni (elettrodomestici, telefonini…), ai prezzi attuali, ci porta a consigliarti di limitarti a mantenere le azioni. Limitati a mantenere anche le Qualcomm (136,91 Usd; Isin US7475251036) che ti restano – te ne abbiamo fatto vendere una metà sul n° 1438 e da allora hanno perso il 26% – per sfruttare le prospettive del 5G.
Applied Materials (113,36 Usd; Isin US0382221051) realizza attrezzature per la realizzazione di microchip: le prospettive sono buone, ma sono correttamente valutate in Borsa. Mantieni.
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