Nel corso del mese di luglio si è interrotto il rialzo dei tassi di interesse sui titoli (diversi da quelli ufficiali, vedi in fondo per un approfondimento) che sono diminuiti drasticamente in quasi tutti i Paesi con una eccezione, il Brasile. Gli investitori sono, infatti, preoccupati per la deriva delle finanze pubbliche del Paese in questo anno elettorale. Maltrattato nei sondaggi, il presidente Bolsonaro ha convinto il Congresso a votare per la fine del tetto alla spesa pubblica. Questo gli permette di aprire il portafoglio in periodo pre elettorale nella speranza di convincere gli elettori a votare per lui. In questo contesto occorre poi notare che anche lo sfidante, l'ex presidente Lula, probabile vincitore delle elezioni presidenziali di ottobre, vuole aumentare in modo significativo la spesa sociale. Per questo motivo i mercati temono un forte deterioramento delle finanze pubbliche brasiliane e chiedono tassi di interesse più elevati per finanziare il Brasile.
Sul fronte delle azioni i timori di una recessione nei prossimi trimestri non ha avuto l'impatto negativo che ci si sarebbe potuti attendere. Certamente la possibilità di una recessione non è una buona notizia per le aziende e per i loro profitti futuri, ma la prospettiva di un rallentamento economico ha reso meso pessimisti gli investitori, perché li ha convinti che le Banche centrali saranno meno severe nell'inasprire le loro politiche monetarie. Come se ciò non bastasse, poi, il calo dei tassi di interesse di cui abbiamo accennato prima, rendendo le obbligazioni meno attraenti, favorisce le azioni.
In questo contesto c'è comunque un'importante eccezione: i mercati azionari cinesi a luglio non sono andati bene. Oltre alle difficoltà economiche della Cina, è la crisi immobiliare (con aziende fortemente indebitate che non possono più pagare i propri fornitori, da qui l'arresto dei cantieri, e gli acquirenti che si rifiutano di pagare le loro rate mensili) ad allontanare gli investitori dalle azioni cinesi.
Sul mercato dei cambi va evidenziato un solo elemento: il permanere della debolezza dell'euro. Alla base di questo stanno il deterioramento delle prospettive economiche, i problemi di approvvigionamento energetico dovuti alla guerra in Ucraina e la crisi politica in Italia.
Che cosa succede ai nostri portafogli?
Con il calo quasi generale dei tassi di interesse e il rialzo di quasi tutti i mercati azionari, gli equilibri tra obbligazioni e azioni, nonché tra Paesi, non risultano modificati rispetto a un mese fa e in concreto i nostri modelli di valutazione dei mercati offrono a luglio risultati simili a quelli dello scorso mese di giugno. Pertanto in questo contesto non apportiamo modifiche alle nostre strategie di investimento.
Variazioni tra il 30/6 e il 28/7 | |
Borsa | |
Milano | +1,8% |
Londra | +6,4% |
Zurigo | +7,4% |
Stoccolma | +12,7% |
Eurozona | +6,1% |
Toronto | +6,9% |
New York | +11,2% |
Sidney | +9,6% |
Tokio | +8,5% |
Mondiali | +8,5% |
Città del Messico | +4,3% |
Cina | -4.2% |
Seul | +8,2% |
Jakarta | +4% |
Titoli di Stato | |
Eurozona | +4,2% |
Cinesi | +2,8% |
Norvegesi | +5,6% |
Giapponesi | +4,3% |
Svedesi | +4,8% |
Amwericani | +4,8% |
Mondiali | +4,2% |
Brasiliani | +3,7% |
Bond ad alto rendimento | |
Americani | +8,2% |
I dati sono in euro e dividendi/ cedole incluse.
Che cosa è successo a luglio? Un approfondimento per chi vuole saperne di più su valute e tassi
L'euro è stato sotto pressine sui mercati valutari per diversi mesi. Ma a luglio, gli investitori internazionali si sono allontanati davvero dalla moneta unica e l'euro si è fortemente deprezzato nei confronti di praticamente tutte le valute del globo, comprese quelle dei paesi emergenti. Per la prima volta dall'inizio degli anni 2000, l'euro ha persino raggiunto la parità con il biglietto verde. Un anno fa, un euro è stato scambiato per 1,19 dollari.
Diversi fattori spiegano questa fuga dalla moneta unica. La prima è la guerra in Ucraina. Con problemi di approvvigionamento di gas e prezzi in aumento, l'economia europea non ha praticamente alcuna possibilità di evitare la recessione. La divergenza monetaria tra la zona euro e il resto del mondo indebolisce anche la valuta europea rendendola meno redditizia rispetto ad altre valute. La BCE ha solo timidamente aggiustato il suo tasso ufficiale dello 0,50% mentre tutte le altre banche centrali hanno già aumentato notevolmente il costo del denaro. Infine, la crisi politica in Italia ci ha ricordato che l'eccessivo indebitamento di molti paesi europei è una minaccia per la stabilità finanziaria della zona euro.
Tassi delle banche centrali in aumento...
A luglio, più di 30 banche centrali hanno alzato i tassi di riferimento in tutto il mondo, dalla zona euro agli Stati Uniti, passando per Polonia, Sud Africa, Corea e persino Australia. Solo la Banca Centrale del Giappone non si è unita alla danza e sta proseguendo la sua politica monetaria estremamente accomodante.
L'obiettivo delle autorità monetarie è contenere le pressioni inflazionistiche, in particolare evitando un forte deprezzamento della loro moneta che aumenterebbe il prezzo delle importazioni. Mentre negli ultimi anni è stata ricercata una valuta debole favorevole alle esportazioni, una valuta forte che preservi la stabilità finanziaria e limiti l'inflazione importata è oggi il Santo Graal da raggiungere.
…e forte calo dei tassi sul mercato!
Sui mercati obbligazionari, dopo il forte rialzo di giugno, i tassi di interesse sono crollati a luglio. Ciò è dovuto al deterioramento delle prospettive economiche globali. La recessione è alle porte della zona euro. L'inflazione elevata e la stretta monetaria stanno devastando l'attività economica negli Stati Uniti. L'economia cinese, dal canto suo, resta fortemente penalizzata dalla politica zero covid. Trascina come un palla al piede anche l'eccessivo indebitamento del passato e la bolla immobiliare. In cerca di sicurezza, gli investitori si sono precipitati nel debito pubblico a lungo termine e i tassi di interesse a 10 anni sono diminuiti drasticamente.