La crisi piega, ma non spezza la Cina

Analisi
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In Cina le vendite di case rappresentano oggi solo la metà di quelle realizzate durante il boom del settore immobiliare nel 2019-2021. Molti cantieri sono fermi, mentre le autorità cinesi stanno cercando di agevolare la conclusione della costruzione di quegli alloggi acquistati sulla carta, spesso già pagati dalle famiglie. Con il 50% degli operatori immobiliari in difficoltà, il compito è colossale ed è difficile trovare aziende capaci di portare a termine le opere. Inoltre, le autorità cinesi, per contenere le perdite finanziarie delle famiglie e quindi le tensioni sociali, cercano di frenare il più possibile il calo dei prezzi degli immobili. Viste le lacune nella previdenza sociale, le famiglie cinesi risparmiano più del 30% del proprio reddito in previsione della vecchiaia: un livello molto elevato, se si considera che questa percentuale oscilla intorno al 5% negli Usa e al 14% nella zona euro. E nonostante gli sforzi delle autorità i prezzi degli immobili dallo scoppio della crisi sono diminuiti di circa il 10%. Per compensare questa perdita, le famiglie cinesi hanno aumentato i risparmi a scapito dei consumi.
Con la crescita economica del Paese, il settore immobiliare cinese ha conosciuto un rapido sviluppo, tanto che era arrivato a rappresentare fino al 25% del PIL (tutta la ricchezza prodotta nel Paese). Le autorità di Pechino hanno, però, voluto controllare il suo sviluppo sfrenato per evitare la formazione di una gigantesca bolla immobiliare. Nell'agosto 2020 sono state così applicate regole finanziarie più severe, che hanno indebolito gli operatori fortemente indebitati. La crisi del Covid ha, inoltre, rallentato i cantieri, mettendo ancor più sotto pressione le finanze delle imprese operanti nel settore edile. Tutto ciò ha provocato dei fallimenti a cascata facendo entrare l’immobiliare cinese in una crisi senza precedenti. Vedi https://www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2024/01/liquidazione-di-evergrande
Gli investitori se ne vanno
Grazie agli investimenti delle imprese, alla spesa pubblica e alle esportazioni, l’economia cinese è rimasta dinamica con una crescita del PIL del 5,2% nel 2023. Ma questo dato non riesce tuttavia a nascondere le reali difficoltà: con i consumi deboli, da gennaio 2023 l’inflazione non ha mai superato l’1% ed è stata addirittura in terreno negativo negli ultimi tre mesi del 2023. E niente fa pensare che la fine della crisi immobiliare sia vicina: a dicembre il volume delle transazioni immobiliari era in calo del 23% annuo. Nell'edilizia, l'unico punto positivo è l'aumento degli alloggi completati grazie all'azione delle autorità. Crediamo che la crisi immobiliare continuerà a pesare nel 2024 sulla crescita cinese. I mercati azionari cinesi, dal canto loro, sono oggi diventati inaccessibili per molti investitori, tanto che il valore delle 300 maggiori società quotate alle Borse di Shanghai e Shenzhen è crollato di oltre il 40% rispetto al record del febbraio 2021.
La fuga degli investitori dalla Cina e il crollo dei mercati finanziari complicano la situazione del Paese, accentuando la crisi di fiducia e prosciugando ancora di più la ricchezza delle famiglie che hanno acquistato azioni.
Sì alla diversificazione del portafoglio
Non dobbiamo illuderci: non esistono soluzioni rapide e semplici per superare una profonda crisi immobiliare come quella cinese. Tuttavia, la situazione economica cinese non è oggi peggiore di quella di dodici mesi fa. Oggi però gli investitori si tengono lontano dalla Cina per paura di un suo continuo declino. Questo comportamento non è secondo noi sempre vincente: un investimento deve rientrare in una strategia globale di lungo termine, e date le potenzialità del Paese e la sua valutazione interessante, la Borsa cinese non può mancare in un portafoglio ben diversificato. Per questo motivo le azioni cinesi sono presenti per il 5% nella nostra strategia difensiva e per il 10 % in quella dinamica e equilibrata: puoi investirci con l’Etf Hsbc Msci China Ucits ( 4,799 euro, IE00B44T3H88). Le obbligazioni cinesi, sempre a fini di diversificazione, occupano il 5% della nostra strategia difensiva: per questa parte di portafoglio puoi acquistare l’Etf iShares China CNY bond (4,77 euro, IE00BYPC1H27).
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