La Cina si prepara alla tempesta Trump

Cina Usa
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Ci si aspetta che la tensione sarà per lo più commerciale: la Cina sa che Trump non le farà sconti, visto che ha promesso di introdurre dazi del 60% sui suoi prodotti, ma preferisce negoziare con un uomo forte piuttosto che con un’amministrazione i cui rappresentanti vengono criticati dagli altri membri dello stesso partito. A infastidire Pechino è soprattutto il mancato riconoscimento da parte di Washington della forte integrazione delle catene di produzione tra i due paesi, e giganti come Apple o Tesla ne sono, in effetti, degli esempi anche se finora gli Usa hanno cercato di sminuire questa realtà, scommettendo sulla moltiplicazione delle loro fonti di approvvigionamento. Ma l’ecosistema cinese non è replicabile altrove e Trump avrà al suo fianco Elon Musk che è ben consapevole di questa rete di interdipendenze tra i due mercati e è anche apprezzato da Pechino.
Preparativi in corso
Le autorità cinesi, che fronteggiano una domanda interna fiacca e una bassa fiducia dei consumatori, sanno che un crollo delle esportazioni metterebbe un freno alla crescita e per questo cercano di diversificare i clienti. Inoltre, hanno a disposizione fondi importanti per mantenere a galla l’economia in caso di grave shock e si tengono pronte a intervenire in aiuto della loro economia. A tal proposito è stato rafforzato il quadro legislativo varando, ad esempio, una legge che le consente di adottare misure di ritorsione. Ha, inoltre, stilato una lista di entità straniere (Unreliable entity list) che ritiene inaffidabili, a cui vieta investimenti, operazioni e scambi commerciali con la Cina. Finora applicate contro società dell'aeronautica e della difesa, in caso di conflitto commerciale, queste sanzioni si applicherebbero anche in altri ambiti e non si tratta di misure di poco conto se si tiene conto del peso notevole occupato dalla Cina in alcuni settori tecnologici strategici legati alla transizione energetica. Tuttavia, dipendente dalle esportazioni di beni e servizi per più del 20% del Pil (tutta la ricchezza prodotta nel Paese), Pechino corre grossi rischi. Gli Stati Uniti sono il suo primo mercato di esportazione, con una quota poco sotto il 15%. Comunque, la Cina non sarà la sola a essere colpita dai dazi americani.
Opportunità dalla Borsa cinese?
Anche se non riuscirà a spodestare il primato degli Stati Uniti, la Cina secondo noi continuerà a avere un ruolo cruciale in molti settori. La Borsa cinese continua a far parte di tutti e tre i nostri portafogli, con una quota del 5% in quello Difensivo e del 10% in quello Equilibrato e Dinamico. Ti consigliamo di investire in questo paese acquistando l’Etf Hsbc Msci China Ucits Etf (6,08 euro, Isin IE00B44T3H88). Per quanto riguarda le obbligazioni, quelle cinesi sono presenti per il 5%, a titolo di diversificazione, solo nella nostra strategia difensiva: il prodotto che consigliamo è l’Etf iShares China CNY Bond (4,99 euro, IE00BYPC1H27).Attendi, stiamo caricando il contenuto