Francia e Germania: due disagi diversi

Analisi mercati
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La Francia non sa come crescere senza far lievitare il debito: la sua crescita è stata in media, dal 2020 a oggi, dello 0,8% annuo (rispetto allo 0,1% della Germania), ma il suo deficit pubblico è lievitato in media del 6,4% annuo, molto di più che in Germania (2,9%). La spesa pubblica francese è al 57% del Pil contro il 48% della Germania, il divario di crescita tra i due Paesi è limitato e l’effetto moltiplicatore, che la spesa pubblica dovrebbe avere sull’economia, pare assente. A Parigi, però, si preferiscono facili soluzioni per uscire da questa crisi, piuttosto che affrontarne le ragioni profonde, come la competitività dell’economia e la sua capacità di generare ricchezza per salvaguardare il tenore di vita del suo popolo. Questo Paese rimane dipendente dal commercio estero, e la riduzione della domanda cinese è sufficiente a mettere sotto pressione in Borsa le sue principali aziende.
Mentre in Germania…
La maggior parte delle riforme che la Francia sta cercando di varare in Germania sono state già avviate da circa 20 anni, nell’era Schroeder, e hanno gettato le basi per un lungo periodo di prosperità sotto Angela Merkel, che tuttavia nei suoi 4 mandati è vissuta di “rendita”, con investimenti limitati, dando la priorità al pareggio dei conti pubblici. Così la competitività tedesca è stata attaccata su più fronti. Prima con l’abbandono dell’energia nucleare - settore in cui il Paese disponeva di un know-how importante – e con il conseguente aumento dei prezzi dell’energia. Poi, la transizione verso le auto elettriche, in cui i concorrenti (Cina e Corea del Sud) sono avvantaggiati. Infine, un quadro normativo sempre più esigente e costoso, messo in atto da Bruxelles e Berlino, che pesa sulla capacità di innovazione e competitività delle imprese. Questi tre fattori han spinto all’esodo molte industrie: da quando Olaf Scholz è diventato Cancelliere, circa 250 miliardi di euro di capitali hanno lasciato il Paese. Tuttavia, la Germania dispone di un patrimonio considerevole e di finanze solide, per cui può permettersi di investire, anche se i ritardi nell’innovazione e un profilo demografico sfavorevole aumentano il rischio di questi investimenti.
Due Borse e due prospettive
I mercati azionari riflettono la diversa situazione in cui si trovano i due Paesi. Infatti, mentre il CAC (l’indice della Borsa di Parigi) è depresso, il DAX (l’indice della Borsa di Francoforte) sta raggiungendo dei massimi che possono apparire difficili da giustificare, considerando le sfide che attendono la Germania per rilanciare la sua economia. A ogni modo, anche con l’ultima revisione delle nostre strategie, e di cui ti abbiamo parlato la scorsa settimana su Investi 1585, i mercati azionari di entrambi questi due Paesi restano esclusi dai nostri portafogli. Per investire a Parigi o a Francoforte scegli singole azioni (non oltre il 10% del patrimonio) tra quelle in selezione. Sulla Borsa francese consigliamo Air Liquide (160,04 euro, FR0000120073), Sanofi (91,75 euro, FR0000120578) e Vallourec (16,69 euro, FR0013506730). Su quella tedesca puoi comprare Deutsche Post (35,79 euro, DE0005552004) e Volkswagen (88,55 euro, DE0007664005).Attendi, stiamo caricando il contenuto