Turbolenze intorno alla Turchia

Turchia
Turchia
Finora, il presidente Erdogan ha mantenuto un atteggiamento di neutralità nei confronti dei paesi coinvolti nei conflitti scoppiati vicino alla Turchia, e ha perciò tenuto le frontiere aperte sia a cittadini, sia a capitali di tutte le parti. Nell’ultimo decennio Ankara ha sviluppato un’industria bellica di rilievo e oggi la seconda maggiore azienda del paese, per capitalizzazione di Borsa, appartiene al settore difesa e un’altra è tra le prime dieci. Questo settore vede una Turchia competitiva, che copre segmenti dove l’offerta europea è limitata, come ad esempio nella produzione di droni. Offre, inoltre, grandi capacità produttive per armamenti tradizionali, in un’Europa che deve ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, e dispone di circa 355 000 militari attivi, più di Francia e Regno Unito insieme. Tuttavia, una cooperazione militare avrebbe contropartite e poiché l’ingresso nell’UE richiederà decenni, Erdogan potrebbe puntare su benefici finanziari.
A nord della Turchia, oltre il Mar Nero, Russia e Ucraina continuano a combattersi, mentre nel Caucaso l’Azerbaigian ha sconfitto l’Armenia e a sud, la Siria è in piena trasformazione dopo la fine del regime di Assad.
Inflazione, tassi, commercio: un paese in fermento
Tutto ciò accade mentre il Paese cerca stabilità. I tassi di riferimento al 46% hanno frenato l’inflazione annua al 35,4 % in maggio, dal 75% di un anno prima. Intanto, il Paese diversifica il commercio con l’estero: la Germania resta il principale partner, ma Iraq e Emirati Arabi Uniti stanno guadagnando peso, mentre i mercati fuori dall’Unione europea assorbono ormai il 40 % delle esportazioni. Tutto questo si riflette sulla composizione delle società quotate ad Ankara: se nel 2015 il settore finanziario pesava circa il 40 % della capitalizzazione totale, oggi è al 26 %, mentre l’industria è al 33% dell’indice della Borsa turca. Inoltre, il mercato non è caro: il rapporto prezzo/utili (più è basso più un titolo è conveniente) è intorno a 11, mentre è 14 nell’indice dei mercati emergenti e oltre 22 in quello globale. Per di più, il progressivo abbassamento dei tassi di interesse nel Paese, dovrebbe far sì che la domanda interna si riprenda favorendo la crescita dell’economia. La Borsa turca è un’interessante opportunità di diversificazione per chi investe senza temere troppo il rischio: è presente al 5% solo nella nostra strategia dinamica. Il prodotto che consigliamo è un Etf, l’Amundi Msci Turkey (36,51 euro; LU1900067601).@
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