In Brasile, l’inflazione sta rallentando ma resta ben al di sopra dell’obiettivo fissato dalla Banca centrale, costringendo le autorità monetarie a mantenere una linea prudente. A luglio, i prezzi al consumo sono aumentati del 5,23% su base annua, un dato leggermente inferiore alle attese (a +5,34%), mentre su base mensile la crescita è stata dello 0,26%.
Il quadro settoriale mostra dinamiche contrastanti: le spese per le abitazioni sono aumentate dello 0,91%, spinte in particolare dal rincaro delle bollette elettriche, mentre alimentari e bevande hanno registrato una flessione dello 0,27%. In calo anche i prezzi dell’abbigliamento.
Nonostante il rallentamento, la Banca centrale ha lasciato invariati i tassi al 15%, segnalando che i margini per un allentamento monetario sono inesistenti nel breve termine. Il timore è che l’inflazione, pur in discesa, rimanga sopra l'obiettivo del 3% ancora per diversi anni, con le stime più recenti che indicano un ritorno nei ranghi solo dopo il 2028.
A pesare sulle prospettive ci sono anche fattori politici e geopolitici: la spesa pubblica potrebbe aumentare in vista delle elezioni del 2026, mentre i dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti — legati a tensioni diplomatiche e al trattamento dell’ex presidente Bolsonaro — rischiano di inasprire le pressioni sui prezzi e sulla crescita. In questo contesto, il Brasile si trova a dover bilanciare la necessità di contenere l’inflazione con la gestione di un’economia rallentata e di rapporti commerciali più tesi.
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