L’economia cinese ha mostrato chiari segnali di rallentamento a luglio, con un indebolimento diffuso di tutti i principali indicatori. La produzione industriale è cresciuta solo del 5,7% su base annua, il ritmo più lento da novembre, mentre le vendite al dettaglio si sono fermate a un +3,7%, toccando il minimo dall’inizio dell’anno. Anche gli investimenti fissi hanno registrato un aumento modesto dell’1,6% nei primi sette mesi, in netto calo rispetto ai periodi precedenti. Sul fronte occupazionale, la disoccupazione urbana è salita al 5,2%, segnalando difficoltà crescenti nel mercato del lavoro.
Le cause di questa frenata sono molteplici. Da un lato, i dazi imposti dagli Stati Uniti dal presidente Donald Trump hanno colpito sia la domanda estera che la produzione interna. Dall’altro, le politiche interne di Pechino hanno introdotto restrizioni per contrastare la concorrenza eccessiva e controllare gli investimenti nei settori in sovraccapacità produttiva. A complicare il quadro si sono aggiunte le condizioni climatiche estreme, con piogge intense e temperature elevate che hanno rallentato le attività industriali ed edilizie.
Particolarmente grave è la situazione del settore immobiliare, ancora in crisi. I prezzi delle nuove abitazioni sono scesi dello 0,31% rispetto al mese precedente, segnando il peggior calo in nove mesi. Gli investimenti immobiliari hanno registrato un crollo del 12% nei primi sette mesi dell’anno, il livello più basso dalla pandemia.
Sul fronte delle politiche economiche, il governo ha già introdotto misure di stimolo mirate, come sussidi ai consumatori, riduzioni delle tasse scolastiche e incentivi per le famiglie con figli. Tuttavia, i mercati prevedono che tra settembre e ottobre possa arrivare un nuovo pacchetto di stimoli, probabilmente di portata inferiore rispetto a quello del 2024.