GLI STATI UNITI: È ARRIVATO IL MOMENTO?
Nella situazione attuale, gli investitori monitorano attentamente ogni indicatore dei prezzi negli Stati Uniti, cercando di cogliere l'impatto (o la sua assenza) dei dazi doganali imposti da Donald Trump sui prodotti importati da tutto il mondo. Questi dazi rischiano infatti di far aumentare i prezzi dei prodotti importati per il consumatore americano, facendo salire l'inflazione.
La posta in gioco è alta per due ragioni principali. In primo luogo, la spesa per i consumi delle famiglie rappresenta quasi il 70% del PIL americano. Se i prezzi aumentano troppo e i consumatori non possono più permettersi di spendere, la crescita ne risentirà sicuramente. Altrettanto importante, la Fed deve garantire la stabilità dei prezzi. Allo stesso tempo, ci si aspetta che abbassi i tassi di interesse per rendere il credito meno costoso, il che sosterrebbe la spesa per i consumi e gli investimenti. Ma questi obiettivi non sono necessariamente compatibili. La Fed potrà riprendere la strada della riduzione dei tassi solo se l'inflazione sembra essere sotto controllo o sul punto di diventarla. Dopo le dichiarazioni del governatore della Fed Powell a Jackson Hole, però, i mercati ritengono nella riunione di settembre arriverà la prima sforbiciata.
EUROZONA: IL PRIVILEGIO DI POTER ATTENDERE
La dinamica è completamente diversa nell'Eurozona. Da maggio, l'inflazione si attesta intorno al 2%, in linea con gli obiettivi della Banca Centrale Europea. Naturalmente, il calo dei prezzi dell'energia — causato dal calo dei prezzi del petrolio ma anche dall'apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, che rende meno costosi i prodotti importati — ha un ruolo significativo. Tuttavia, anche l'indice di base, che esclude energia e prodotti alimentari, è cresciuto solo del 2,4%, e l'aumento dei prezzi dei servizi, una delle principali fonti di inflazione per un certo periodo, sta gradualmente rallentando.
La ragione principale di questo graduale rallentamento è la domanda privata, che rimane fiacca e si prevede che lo rimanga. A ciò si aggiunge che, avendo gli Stati Uniti chiuso le porte del loro mercato a un certo numero di prodotti importati, questi ultimi cercheranno sbocchi altrove, in particolare sul nostro continente. È quindi molto probabile che, a meno che l'Europa non adotti nuove misure protezionistiche, la concorrenza sui nostri mercati diventerà più aspra, il che potrebbe tradursi in una pressione al ribasso sui prezzi. In questa fase, alcuni membri del comitato di politica monetaria della BCE non sono preoccupati per una possibile ripresa dell'inflazione nel prossimo futuro, ma piuttosto per un'inflazione che potrebbe essere troppo bassa.