Negli Stati Uniti i consumi si dimostrano resilienti nonostante la persistenza delle pressioni inflazionistiche. A luglio la spesa reale delle famiglie è cresciuta dello 0,3%, il ritmo più sostenuto degli ultimi quattro mesi, sostenuta dall’aumento dei redditi e dalla vivace domanda di beni. Parallelamente, tuttavia, emergono segnali di inflazione ancora tenace: l’indice PCE core, la misura prediletta dalla Federal Reserve perché esclude le componenti più volatili come energia e alimentari, è avanzato dello 0,3% su base mensile e del 2,9% rispetto all’anno precedente, il livello più alto da febbraio. Anche l’indice PCE generale ha registrato un incremento del 2,6% su base annua, in linea con le aspettative del mercato.
Questo quadro rafforza le preoccupazioni legate al rialzo dei prezzi dei servizi e alle possibili conseguenze delle tariffe introdotte dall’amministrazione Trump, che potrebbero alimentare ulteriori spinte inflazionistiche. Non sorprende, quindi, che l’attenzione degli investitori e degli analisti sia rivolta alle prossime mosse della Fed. In vista della riunione di settembre, i mercati scommettono su un taglio dei tassi d’interesse: lo stesso presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha lasciato intendere un’apertura in tal senso, richiamando i rischi che un mercato del lavoro in indebolimento potrebbe comportare per la crescita economica.