I dati sul PMI della zona euro di agosto lasciano intravedere un po’ di ottimismo – ma senza esagerare. L’indice PMI composito, che tiene conto sia del settore manifatturiero sia non manifatturiero, è salito a 51,1 punti, segnalando un ritorno alla crescita, seppur ancora modesta. Si tratta di un dato totalmente inatteso, visto che le previsioni erano per un calo a 50,7 punti dai 50,9 del mese precedente.
Un segnale interessante arriva dal settore manifatturiero. Il PMI è risalito sopra quota 50, toccando 50,5: è la prima volta dal 2022 che si registra un’espansione. Anche in questo caso si tratta di un dato inatteso: i mercati si aspettavano un peggioramento, da 49,8 a 49,5 punti. Questo dato potrebbe suggerire che l’industria europea sta lentamente uscendo dalla fase critica. Tuttavia, le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti rischiano di frenare questo slancio: l’export europeo rimane sotto pressione e il calo degli ordini dall’estero lascia intendere che la ripresa potrebbe durare poco se non verrà sostenuta da politiche più incisive.
La situazione si fa ancora più complessa se si guarda alle due principali economie dell’area, Germania e Francia, che procedono su binari diversi. La Germania, fortemente dipendente dal settore manifatturiero, mostra deboli segnali di miglioramento, ma resta vulnerabile alle tensioni commerciali e ai dazi americani. Il PMI composito teutonico è passato da 50,6 a 50,9 punti (attese a 50,2), mentre il settore manifatturiero è risalito a 49,9 punti. La Francia ha conosciuto anch’essa un mese sopra le attese, ma l’indice composito è ancora in territorio di contrazione (a 49,8 punti).
L’Eurozona sta rialzando la testa, ma il percorso resta in salita. Perché questa ripresa diventi davvero solida sarà fondamentale osservare tre fattori: come evolveranno le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, se la domanda interna riuscirà a rafforzarsi e quali mosse deciderà di compiere la BCE nei prossimi mesi. E proprio in tema di BCE, l’intenzione sembra quella di non toccare i tassi nella riunione di settembre: da un lato l’inflazione è sempre più convergente all’obiettivo, dall’altro la crescita non mostra dei segnali, per il momento, così negativo da giustificare un allentamento.