News

USA: inflazione stabile, Fed tra attese e incertezze

Usa

Usa

Data di pubblicazione 12 agosto 2025
Tempo di lettura: ##TIME## minuti

condividi questo articolo

Usa

Usa

I dati sull’inflazione di luglio sono stati in linea con le attese, ma l’incertezza sul futuro resta alta. Come si muoverà la Fed in questo scenario?

Il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati relativi all’inflazione americana di luglio. Nel corso del mese, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un 2,7%, lo stesso valore di giugno, mentre le aspettative erano leggermente più alte (2,8%). Il dato mese su mese è stato dello 0,2%, in linea con le previsioni del mercato e leggermente inferiore rispetto a giugno (0,8%).

L’inflazione core – ovvero quella che esclude i beni più volatili come energia e alimentari – ha accelerato. Il dato annuale di luglio è stato del 3,1%, rispetto al 2,9% di giugno, risultando anche leggermente superiore alle previsioni, che indicavano un 3,0%. Il dato mese su mese è stato in linea con le aspettative (0,3%) e leggermente superiore rispetto alla rilevazione precedente (0,2%).

Per ora, l’effetto inflattivo dei dazi non si è ancora manifestato in modo significativo, ma è ancora presto per delineare un quadro definitivo. Innanzitutto, molti accordi sono stati firmati di recente e ci vorrà del tempo per osservare i loro effetti. Inoltre, molte aziende hanno ancora la possibilità di utilizzare le scorte di magazzino, probabilmente costituite da beni prodotti o importati prima dell’entrata in vigore dei dazi. Un’altra spiegazione è che le imprese, soprattutto quelle più grandi, dispongano di margini di profitto sufficienti per assorbire temporaneamente i costi, scaricandoli gradualmente sui consumatori. Questo comporterebbe un aumento dei prezzi più persistente ma meno repentino, con l’obiettivo di non “spaventare” i consumatori, che altrimenti potrebbero ridurre la loro spesa. Ovviamente, questo ragionamento non vale per tutte le tipologie di beni: ad esempio, a seguito dei dazi imposti sui pomodori provenienti dal Messico, il prezzo di questi è aumentato del 3,3%.
Tutto cià porta a dire che, probabilmente, l' effetto inflattivo dei dazi
comincerà ad essere più rilevante a partire dai prossimi mesi.

Analizzando i dati più nel dettaglio, si nota che l’inflazione è stata trainata principalmente dagli aumenti dei prezzi nei servizi, che hanno registrato tra i più alti incrementi degli ultimi mesi. L’aumento dei prezzi dei beni – escludendo quelli alimentari e l’energia – è stato molto contenuto, nonostante molti siano esposti ai dazi. Alcuni prezzi sono addirittura diminuiti, come nel caso degli elettrodomestici, che hanno registrato un calo dello 0,9%.

L’aumento dei prezzi dei servizi merita particolare attenzione: essi sono molto meno volatili rispetto ai beni e rappresentano meglio l’andamento dell’inflazione di fondo. Uno dei fattori che ha maggiormente contribuito all’inflazione americana negli ultimi anni è stato l’aumento dei costi degli alloggi, i cosiddetti shelter prices, che sono una delle componenti più rilevanti all’interno del paniere dei servizi. Per il secondo mese consecutivo, questi sono aumentati solo dello 0,2%, mostrando una certa stabilità.

Un indicatore molto importante è l’inflazione supercore dei servizi – ovvero l’inflazione core da cui vengono esclusi anche i shelter prices – che è aumentata dello 0,48% su base mensile, il secondo maggiore incremento degli ultimi 16 mesi. La supercore service inflation riflette in modo più accurato l'impatto dell'andamento dei salari sui prezzi, offrendo così una misura più affidabile delle pressioni inflazionistiche di fondo nell'economia.
Dunque, nonostante siano i beni ad essere esposti al rischio di aumenti di prezzo a causa dei dazi, sarà fondamentale monitorare anche l’andamento dell’inflazione nei servizi.

Cosa farà la Fed? Partendo dal presupposto che, prima della prossima riunione del comitato di politica monetaria della banca centrale americana, verranno pubblicati molti dati sull’andamento dell’economia statunitense – compresa l’inflazione – il mercato, al momento in cui scriviamo (12 agosto), si aspetta con una probabilità del 92% un taglio di 25 punti base del costo del denaro a settembre, e con una probabilità del 60% un ulteriore taglio di 25 punti a ottobre. Tuttavia, non si possono escludere colpi di scena, poiché alcuni segnali, come l’accelerazione dell’inflazione nei servizi e l’effetto ritardato dei dazi, lasciano presagire possibili pressioni inflattive nei prossimi mesi.