Inflazione area euro: arriva al 2,2%. Cosa ne sarà dei tassi?

Inflazione eurozona e BCE
Inflazione eurozona e BCE
A settembre, secondo i dati preliminari, l’inflazione nell’eurozona ha registrato un leggero aumento, attestandosi al 2,2%, rispetto al 2% del mese precedente. Questo incremento è stato principalmente determinato dall’energia e dall’aumento dei costi dei servizi. Nonostante ciò, l’inflazione core, o di fondo — che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari — è rimasta stabile al 2,3%, segnalando una certa tenuta dei prezzi al consumo. Tutti i dati sono in linea con le attese.
Guardando alle principali componenti dell'inflazione dell'area dell'euro, i servizi hanno il tasso annuo più elevato a settembre (3,2%, rispetto al 3,1% di agosto), seguiti da generi alimentari, alcol e tabacco (3,0%, rispetto al 3,2% di agosto), beni industriali non energetici (0,8%, stabile rispetto ad agosto) ed energia (-0,4%, rispetto al -2,0% di agosto).
In questo contesto, la Banca Centrale Europea (BCE) sembra orientata a mantenere invariati i tassi di interesse, con il tasso sui depositi fermo al 2%. I vertici dell’istituto, tra cui la presidente Christine Lagarde, hanno espresso soddisfazione per l’attuale livello dei tassi, ritenendo che i rischi legati all’inflazione siano “ben contenuti in entrambe le direzioni”. Anche il vicepresidente della BCE ha confermato che il livello attuale dei tassi è “corretto”, rafforzando l’idea che la BCE non abbia intenzione di intervenire a breve.
Guardando al futuro, le previsioni indicano un calo dell’inflazione fino all’1,7% nel 2026, con una successiva risalita al 1,9% nel 2027, spinta anche da un aumento della spesa pubblica in settori strategici come la difesa e le infrastrutture. Tuttavia, nonostante alcune preoccupazioni per una crescita dei prezzi al consumo più debole del previsto, i dati raccolti dalla BCE mostrano che le famiglie si aspettano un rafforzamento dell’inflazione nel prossimo anno. Dunque, lo stallo nei tassi d’interesse dovrebbe perdurare.
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