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Nuova Zelanda: il punto sulla situazione economica e le prospettive

Nuova Zelanda: il punto sull'economia

Nuova Zelanda: il punto sull'economia

Data di pubblicazione 03 settembre 2025
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Nuova Zelanda: il punto sull'economia

Nuova Zelanda: il punto sull'economia

La Nuova Zelanda prova a lasciarsi alle spalle la recessione. Tra segnali di ripresa e nodi ancora da sciogliere, le prospettive economiche guardano al futuro con cauto ottimismo. Facciamo il punto sulla situazione.

CRESCITA
Dopo aver attraversato una fase di recessione, la Nuova Zelanda sta vivendo un periodo di ripresa, seppur non privo di incognite. Le ultime stime parlano di un’economia che tornerà a crescere in modo più solido nei prossimi anni: il Fondo Monetario Internazionale prevede un aumento del PIL dell’1,4% nel 2025 e del 2,7% nel 2026. I segnali di ripresa iniziano a farsi vedere: nel primo trimestre del 2025 l’economia è cresciuta dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Un dato incoraggiante, che però non basta a cancellare il calo registrato su base annua, pari a –0,7%.  

INFLAZIONE E CONSUMI 
Sul fronte monetario, la situazione è relativamente favorevole. I tassi d’interesse si attestano al 3%, un livello considerato “neutrale”, ma che potrebbe essere abbassato ulteriormente per stimolare la crescita.  L’inflazione, oggi al 2,7%, è all’interno del range obiettivo fissato dalla Banca centrale neozelandese (1-3%). Le previsioni parlano di un temporaneo rialzo al 3% entro fine anno, per poi ridursi nuovamente al 2,2% entro metà 2026. Se il quadro dei prezzi appare sotto controllo, quello della domanda interna resta più complesso. I consumatori mostrano scarsa fiducia, complice un mercato immobiliare fiacco e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 5,2%, il livello più alto degli ultimi cinque anni; tuttavia, ci si aspetta un miglioramento del mercato del lavoro nel futuro in concomitanza con il rafforzamento dell’economia.  

Dopo il boom del 2020 e 2021, quando i prezzi delle case balzarono in media del 40%, il settore ha subito un calo del 17% e da allora si è stabilizzato. Il settore immobiliare e i consumi dovrebbero tornare a crescere a seguito della riduzione del costo del denaro. Tuttavia, ci vorrà del tempo, visto che circa il 90% dei mutui in Nuova Zelanda sono a tasso fisso e per questo, secondo delle stime, l’effetto dei tagli sull’economia si vedrà in circa 12/24 mesi. È atteso, infatti, un rilancio dei consumi privati non prima del 2026, quando redditi e occupazione dovrebbero tornare a crescere in maniera più sostenuta.  Segnali positivi arrivano anche dal turismo che è ritornato ai livelli pre-covid e probabilmente migliorerà ancora nel futuro.  

DEMOGRAFIA 
Nell’ultimo anno, sia la migrazione netta che la crescita demografica in Nuova Zelanda sono diminuite fino a raggiungere un tasso di crescita della popolazione inferiore all’1%. La recente bassa crescita demografica in riflette principalmente l’andamento dell’economia e del mercato del lavoro. Con opportunità lavorative meno favorevoli, il Paese è diventato meno attrattivo per i migranti e un numero crescente di residenti neozelandesi ha deciso di trasferirsi all’estero. Gran parte dell’aumento dei flussi in uscita dalla Nuova Zelanda rappresenta il rovescio della medaglia del forte incremento degli arrivi di migranti negli anni precedenti. Si prevede però che i flussi in ingresso aumenteranno nel corso del prossimo anno, man mano che l’attività economica si riprenderà.  

PRODUTTIVITÀ
Il vero punto debole dell’economia neozelandese è la produttività. Negli ultimi decenni la crescita si è basata più sull’aumento della forza lavoro – favorita dall’immigrazione – che su miglioramenti nell’efficienza o sull’innovazione. Il risultato è un progressivo divario rispetto ad altre economie avanzate.nL’occupazione si è concentrata in comparti a bassa produttività come agricoltura, turismo e edilizia, riducendo le prospettive di crescita futura. Nonostante queste difficoltà, il FMI evidenzia anche alcuni punti di forza che offrono spazi di ottimismo. Tra questi il fatto che l’economia neozelandese sta vivendo una fase di ripresa: un contesto che rappresenta un’occasione favorevole per avviare un rinnovamento dell'economia. Il FMI ha invitato Wellington a intraprendere riforme strutturali: dal rafforzamento dei mercati finanziari a incentivi all’innovazione per le piccole imprese, fino a un deciso miglioramento delle infrastrutture. Alcuni passi sono già stati compiuti, ad esempio nel campo della concorrenza e nell’attrazione di capitali esteri.  

COMMERCIO
Se i consumi interni zoppicano, l’export continua a fornire un apporto significativo al sistema economico, con un valore che corrisponde a circa un quarto del PIL nazionale. I prodotti lattiero-caseari – latte in polvere, burro e formaggi – sono il fiore all’occhiello delle esportazioni, seguiti da carne, legno, frutta e metalli preziosi. Nel giugno 2025 la bilancia commerciale ha registrato un avanzo di 142 milioni di dollari neozelandesi. Su base annua, le esportazioni sono cresciute dell’11%, grazie soprattutto alla domanda globale di alimenti di qualità. I principali mercati restano Cina, Australia, Stati Uniti, Unione Europea e Giappone.  Nonostante la presenza di risorse naturali come carbone, oro, sabbie ferrose e silicio, la Nuova Zelanda non ha sviluppato una forte dipendenza dal settore minerario. L’economia del Paese si fonda invece soprattutto sull’agricoltura, l’allevamento e sul turismo, mentre sul fronte energetico si distingue per l’ampio utilizzo di fonti rinnovabili. Oltre l’80% dell’elettricità è infatti prodotta da idroelettrico e geotermico, con una quota eolica in crescita, facendo della Nuova Zelanda uno dei leader mondiali nell’energia pulita. 

I dazi sui prodotti neozelandesi raggiungono il 15%. Più che ridurre i volumi, queste tariffe incideranno probabilmente più sui prezzi, dato che la domanda – in particolare quella statunitense – non può essere facilmente sostituita nel breve periodo. Tuttavia, qualora ci fosse un calo della domanda globale potrebbe nel tempo aumentare la concorrenza e comprimere le esportazioni. Le previsioni indicano che nei prossimi due anni i principali partner commerciali della Nuova Zelanda cresceranno in media del 2%, per poi stabilizzarsi intorno al 2,3% negli anni successivi.  

CONTI PUBBLICI E SITUAZIONE POLITICA
Le politiche fiscali adottate dal governo neozelandese sono focalizzate sulla riduzione del carico fiscale per le famiglie, gli investimenti nei settori di sanità e istruzione e un percorso di miglioramento della posizione fiscale complessiva del paese. Il governo ha implementato un “Investment Boost”, un incentivo che consente alle imprese di dedurre immediatamente il 20% del valore di un nuovo bene dal reddito imponibile, in aggiunta alla normale ammortizzazione. nLe politiche fiscali puntano a ridurre il carico sulle famiglie, sostenere sanità e istruzione e tornare al surplus entro il 2027/28. Il disavanzo strutturale medio è previsto all’1,3% del PIL per il biennio 2024/25 e 2025/26, in miglioramento rispetto all’1,9% registrato nei due anni precedenti.   

Sul piano economico, le tensioni politiche restano tipiche di un governo in transizione e nei limiti delle normali dinamiche democratiche, senza impatti diretti significativi sull’economia nazionale. In questo scenario le valutazioni delle agenzie di rating più importanti al mondo sono ottime:  

  • Standard & Poor's (S&P): AA+ con outlook stabile;  
  • Moody's: Aaa con outlook stabile; 
  • Fitch Ratings: AA+ con outlook stabile.  

Secondo l’OCSE la Nuova Zelanda dovrà impegnarsi maggiormente collaborando con Paesi affini per ampliare il commercio e incentivare gli investimenti diretti esteri. Ciò è fondamentale per potenziare gli investimenti e le competenze manageriali necessarie ad affrontare il rapporto cronicamente basso fra capitale e lavoro e la scarsa crescita della produttività.