La Banca centrale della Turchia ha sorpreso i mercati decidendo di tagliare il tasso repo a una settimana dal 43% al 40,5%. I mercati si aspettavano un taglio al 41%.
Come mai si è arrivati a questa decisione, che può sempre in contraddizione rispetto al dato sull’inflazione di agosto, pari al 33% e superiore alle previsioni? Bisogna andare oltre il dato singolo e puntuale e guardare piuttosto alla dinamica dei prezzi, che sta mostrando un percorso disinflattivo. Inoltre, la crescita economica nel secondo trimestre si è mantenuta robusta, fornendo alla Banca centrale un margine di manovra per sostenere l’economia attraverso politiche monetarie più accomodanti.
Un altro aspetto di rilievo riguarda il cambio di strategia comunicativa: è stata eliminata la menzione alla “real lira appreciation”, ossia l’impegno a una svalutazione più lenta della moneta rispetto all’inflazione. Al suo posto, la Banca Centrale ha fissato come obiettivo quello di garantire la disinflazione attraverso una combinazione di politiche basate su domanda interna, tasso di cambio ed evoluzione delle aspettative.
La nostra posizione sulla Turchia non cambia: la Borsa trova spazio in portafoglio, le obbligazioni in lire turche no.