Banche regionali Usa e mercati in rosso: ma cosa sta succedendo?

Banche regionali USA
Banche regionali USA
Il settore delle banche regionali statunitensi è finito sotto i riflettori dopo una serie di eventi che hanno scosso la fiducia degli investitori. Giovedì 16 ottobre, l’indice S&P Regional Banks Select Industry ha registrato un calo del 6,3%, il peggiore da aprile, trascinato dalle perdite di Zions Bancorp e Western Alliance Bancorp, entrambe coinvolte in casi di frodi su prestiti a fondi immobiliari distressed. Le due banche hanno rivelato l’esistenza di crediti deteriorati legati a garanzie false o trasferite illegalmente, con episodi emblematici come quello di un conto da un saldo di appena mille dollari, che avrebbe dovuto mantenere una media mensile di due milioni. Le conseguenze si sono fatte subito sentire: Zions ha perso oltre il 13% in Borsa, mentre Western Alliance è scesa dell’11%. L’effetto domino non si è limitato agli Stati Uniti: in Europa, l’indice Stoxx 600 Banks è arretrato del 3%, con forti ribassi per Deutsche Bank, Barclays e Société Générale. Anche in Asia si sono registrate flessioni diffuse.
Il contesto si inserisce in una fase già tesa, aggravata dai recenti fallimenti di Tricolor Holdings e First Brands Group, che hanno riacceso i timori di una possibile nuova ondata di problemi creditizi. C’è chi ha evocato l’idea che le difficoltà attuali potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Tuttavia, c’è anche chi predica calma, ricordando che molte banche regionali hanno rafforzato la propria base di capitale dal 2023, e che gli istituti più solidi dovrebbero essere in grado di assorbire shock isolati. Le grandi banche restano infatti meglio protette, grazie alla loro maggiore diversificazione e capacità di contenere le perdite. Per le banche regionali, invece, anche un singolo default può pesare in modo significativo sui bilanci.
Nel complesso, per il momento la tesi che va per la maggiore è che si tratti di “eventi creditizi isolati”, ma l’attenzione del mercato resta alta. La vulnerabilità delle banche più piccole, unita alla memoria ancora fresca della crisi del 2023, ha spinto molti investitori a reagire con la logica del “vendere prima, chiedere dopo” (vedi approfondimento qui sotto). Tuttavia, i risultati trimestrali positivi di istituti come Truist Financial, Regions Financial e Fifth Third Bancorp, che hanno riportato accantonamenti per perdite inferiori alle attese, hanno contribuito a stabilizzare parzialmente il settore nelle ore successive. Il vero test arriverà nei prossimi giorni, con la pubblicazione dei risultati di Zions e Western Alliance, attesi rispettivamente per il 20 e 21 ottobre. Sarà allora che il mercato potrà capire se le recenti turbolenze rappresentano davvero solo episodi isolati o i segnali di una fragilità più profonda nel sistema bancario regionale americano.
VENDERE PRIMA, CHIEDERE DOPO
La logica del “vendere prima, chiedere dopo” (“sell first, ask questions later”) è un comportamento tipico dei mercati finanziari in momenti di forte incertezza o panico. Il meccanismo psicologico è il seguente: quando emergono notizie improvvise e negative — come una frode, un fallimento o un rischio di contagio — gli investitori reagiscono in modo emotivo e difensivo. Invece di analizzare con calma la situazione, preferiscono liberarsi immediatamente delle azioni percepite come rischiose, per evitare ulteriori perdite. Solo in un secondo momento, a mercati più stabili, tornano a “fare domande”, cioè a valutare con maggiore razionalità se la vendita fosse giustificata. In sintesi: la paura di perdere (loss aversion) prevale sul desiderio di capire. Nei mercati azionari, questo approccio si traduce in vendite a catena. Quando un settore viene colpito da notizie negative — come nel caso delle banche regionali USA — gli investitori non distinguono tra istituti solidi e fragili: vendono tutto ciò che appartiene alla categoria. Questo porta a un calo generalizzato dei titoli, spesso sproporzionato rispetto ai fatti reali. Quando la situazione si chiarisce — ad esempio, se emergono dati rassicuranti o se le perdite si rivelano limitate — il mercato tende spesso a correggersi al rialzo. Gli investitori tornano a comprare, ma nel frattempo chi ha venduto nel panico può aver realizzato perdite evitabili.
Ci sono varie ragioni dietro questa logica:
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