Diamo uno sguardo al dollaro...

Dollaro: uno sguardo di lungo periodo
Dollaro: uno sguardo di lungo periodo
La valuta americana è, senza dubbio, uno degli investimenti che negli ultimi tempi stanno attirando maggiormente l’attenzione degli operatori finanziari. Dopo una fase di forte apprezzamento nei confronti dell’euro nella prima parte dell’anno, il dollaro ha successivamente perso terreno, tornando alle attuali quotazioni di circa 1,167 dollari per 1 euro. Da alcuni mesi, infatti, il cambio si muove in un intervallo piuttosto stabile compreso tra 1,14 e 1,18, segno di una fase di consolidamento dopo i movimenti più decisi di inizio anno.
Da un punto di vista degli investimenti, detenere dollari in portafoglio ha prodotto risultati negativi in questo 2025. Chi ha comprato nel periodo di massimo del dollaro, come all’inizio dell’anno, per esempio, ma non solo, oggi registra una perdita, come abbiamo messo in evidenza in diverse recenti analisi. In ogni caso, il valore attuale del dollaro va letto in un contesto più ampio e di lungo periodo. Ed è proprio questo quello che abbiamo voluto fare: andare a guardare cosa dicono i numeri della storia del cambio tra euro e dollaro. Ovviamente i dati storici hanno sempre il limite di guardare al passato e niente garantisce che quanto successo fino ad oggi possa ripetersi in futuro. È anche vero però che si possono ricavare delle tendenze e delle regolarità empiriche che possono essere utili per meglio inquadrare la situazione e il valore del dollaro.
Osservando infatti la serie storica del cambio euro/dollaro dal 1999, si nota che il valore medio è di 1,18, mentre la mediana è di 1,17. La vicinanza di questi due valori indica che, nonostante le fisiologiche oscillazioni del mercato e alcuni episodi estremi — come il dollaro particolarmente forte nell’ottobre 2000 o molto debole nel 2008 — la moneta americana tende a muoversi entro limiti piuttosto regolari. In altre parole, la volatilità del cambio non è assente, ma non è nemmeno eccessiva: si può definire una stabilità dinamica, dove le variazioni restano contenute all’interno di un intervallo che nel tempo si è ripetuto e consolidato.
Se analizziamo infatti il comportamento del cambio attraverso canali di oscillazione storici, ossia fasce di valori entro le quali il dollaro si è mosso per diverse percentuali di tempo, emergono alcuni dati interessanti. I canali che racchiudono la maggior parte delle osservazioni — quindi le zone dove il cambio ha trascorso più tempo — si collocano tra 1,10 e 1,30, area che, non a caso, racchiude il valore di 1,18, che corrisponde al valore medio storico. Tutto ciò ci dice che oggi il cambio si trova esattamente nel cuore del suo intervallo di oscillazione di lungo periodo.
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