Giappone: le mosse della Banca centrale e gli effetti sullo yen

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In Giappone, mentre negli ultimi mesi gli investitori si aspettavano nuovi aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca del Giappone per controllare l'inflazione, le autorità monetarie di Tokyo hanno scommesso sul fatto che l'aumento dei prezzi si sarebbe attenuato da solo.
Questo immobilismo della politica monetaria ha causato disincanto tra gli investitori. Questi ultimi si aspettavano che tassi più elevati in Giappone si sarebbero tradotti in un recupero di forza dello yen, ampiamente sottovalutato rispetto sia all'euro che al dollaro statunitense. Tuttavia, le loro speranze sono state deluse.
Poiché la debolezza della valuta rappresenta un importante fattore di competitività per le esportazioni giapponesi, la Banca del Giappone si astiene da qualsiasi azione che spinga a un eccessivo apprezzamento della sua moneta.
E gli ultimi dati sembrano darle ragione. A settembre, l'inflazione per l'area metropolitana di Tokyo, che funge da precursore per l'inflazione dell'intero arcipelago, si è stabilizzata al 2,5%. Quanto all'indice core, che esclude alimentari ed energia, è cresciuto solo dell'1,0% su base annua, e addirittura è diminuito dello 0,7% su base mensile, segno che la pressione sui prezzi al consumo si sta dissipando gradualmente. Ciò è sufficiente per confortare la banca centrale nelle sue scelte e ridurre drasticamente qualsiasi possibilità di un nuovo aumento dei tassi nel prossimo futuro.
Alla luce dei rendimenti ancora molto bassi (1,65% per il decennale) e della ridotta probabilità di un apprezzamento dello yen nella congiuntura attuale, restiamo alla larga dalle obbligazioni giapponesi.
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