A settembre 2025, l’inflazione in Canada ha registrato un’accelerazione significativa, salendo al 2,4% su base annua, rispetto all’1,9% di agosto (le attese erano per un +2,3%). Questo aumento è in parte attribuibile a un effetto base legato ai prezzi della benzina, ma anche al persistere di pressioni inflazionistiche sottostanti. Infatti, escludendo la componente energetica, l’inflazione ha raggiunto il 2,6%, segnalando una dinamica più ampia e strutturale. Particolarmente rilevante è stato anche l’aumento degli affitti, che a livello nazionale ha raggiunto il 4,8%, con punte del 9,8% in Québec. Anche l’inflazione degli alloggi e quella dei beni esclusi cibo ed energia mostrano segnali di tensione, rispettivamente al 2,6% e al 2,4%.
Questi dati hanno avuto un impatto immediato sulle aspettative dei mercati finanziari. Il dollaro canadese ha guadagnato terreno e i rendimenti dei titoli di Stato a breve termine sono aumentati, riflettendo una revisione delle previsioni sui tassi d’interesse. I mercati, in sintesi, si attendono con una probabilità minore un taglio dei tassi da parte della Banca centrale.
In sintesi, il quadro inflazionistico canadese si sta complicando, rendendo più difficile per la Banca centrale giustificare un taglio dei tassi nel breve termine. La combinazione di pressioni sui prezzi, crescita moderata dell’occupazione e aspettative di mercato in evoluzione suggerisce che la politica monetaria potrebbe rimanere restrittiva ancora per qualche tempo.
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