A settembre l’inflazione nel Regno Unito si è mantenuta stabile al 3,8% su base annua, un dato inferiore alle attese degli analisti che prevedevano un aumento al 4%. Questo rallentamento è stato favorito principalmente dal calo dei prezzi alimentari – il primo dopo oltre un anno – e dalla diminuzione dei costi per eventi musicali dal vivo. Tali dinamiche hanno compensato l’aumento dei prezzi dei carburanti. Anche l’inflazione dei servizi, un indicatore chiave per la Banca d’Inghilterra, è rimasta invariata al 4,7%, rafforzando l’ipotesi che le pressioni inflazionistiche stiano gradualmente diminuendo.
Questi segnali hanno avuto un impatto immediato sui mercati finanziari: la sterlina ha perso terreno rispetto al dollaro e i rendimenti dei titoli di Stato a breve termine sono scesi ai minimi da oltre un anno. È il riflesso del fatto che le aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra entro la fine dell’anno sono aumentate sensibilmente, passando dal 33% al 70%.
Nonostante il calo della sterlina, la valuta britannica non è all’acquisto. Le obbligazioni in sterline non sono dunque da acquistare e anche la Borsa di Londra non è nei nostri portafogli.