Nel mese di settembre 2025, l’inflazione in Messico ha registrato un incremento annuale del 3,76% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un dato leggermente inferiore alle previsioni degli analisti, che stimavano un 3,78%, ma comunque in crescita rispetto al 3,57% di agosto. L’inflazione core, che esclude gli elementi più volatili come alimenti e carburanti, si è attestata al 4,28%, perfettamente in linea con le aspettative di mercato.
Tra i prodotti che hanno inciso maggiormente sull’indice dei prezzi si segnalano gli aumenti nel settore abitativo (+0,21%) e nella ristorazione (+0,47%), in particolare per piatti popolari come i taco. Al contrario, alcuni beni alimentari di largo consumo hanno contribuito a contenere la crescita generale dei prezzi: le uova hanno registrato una riduzione del 2,28%, mentre gli avocado hanno segnato un crollo più marcato, pari all’11,34%.
Sul fronte della politica monetaria, la Banca Centrale del Messico (Banxico) ha deciso il 25 settembre di ridurre il tasso di interesse dello 0,25%, portandolo al 7,50%. Si tratta del decimo taglio consecutivo, un chiaro segnale della volontà dell’istituto di sostenere la crescita economica, pur mantenendo la cautela necessaria in un contesto ancora incerto. L’obiettivo ufficiale rimane quello di riportare l’inflazione al 3% ±1%, con un raggiungimento previsto entro il terzo trimestre del 2026. Nonostante ciò, la decisione non è stata unanime: un membro del board ha infatti votato contro il nuovo taglio, a testimonianza di un certo dibattito interno sull’opportunità di proseguire con una politica monetaria espansiva.
Dal punto di vista macroeconomico, le prospettive per il 2025 appaiono in leggero miglioramento: la previsione di crescita del PIL è stata rivista al rialzo dallo 0,1% allo 0,6%. Tuttavia, non mancano i rischi. Sul fronte interno, permangono timori di un rallentamento della domanda e di un indebolimento della produzione industriale. Allo stesso tempo, le nuove misure protezionistiche degli Stati Uniti, volute dal presidente Trump — in particolare i dazi su auto e metalli — potrebbero esercitare pressioni al rialzo sui prezzi nel breve termine. In parallelo, il Messico e il Canada si stanno preparando alla revisione dell’accordo commerciale USMCA, una tappa cruciale per garantire la stabilità dei rapporti economici nell’area nordamericana.
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