Il 5 novembre, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha tenuto la sua prima udienza sulla legalità dei dazi doganali decretati da Donald Trump. La questione centrale a cui i 9 giudici dovranno rispondere è se il Presidente americano non abbia oltrepassato i suoi poteri, poiché l'istituzione delle tasse è un potere fondamentale del Congresso.
Durante questa prima udienza, i giudici si sono mostrati prevalentemente scettici nei confronti degli argomenti presentati per giustificare la politica di Trump. Anche alcuni giudici etichettati come conservatori, che dovrebbero essere più comprensivi nei confronti della politica presidenziale, hanno espresso dubbi. Concretamente, dopo queste prime tre ore di dibattito, lo scenario in cui la Corte Suprema condanna gli attuali dazi doganali non può essere escluso. Attenzione, siamo nella sfera del possibile, che non è sinonimo di probabile. Inoltre, questa sentenza non è attesa prima dell'inizio del 2026 nel migliore dei casi. E non è tutto. Una condanna non significherebbe necessariamente la fine dei dazi doganali: i 9 giudici potrebbero semplicemente chiedere che essi vengano convalidati dal Congresso. Neppure il rimborso dei dazi già riscossi è garantito. Un eventuale verdetto contro i dazi non sarà per forza retroattivo.
Dunque, anche se la politica doganale di Donald Trump ha subito un colpo il 5 novembre, il ritorno al libero scambio come in passato non è all'ordine del giorno. In un modo o nell'altro, il Presidente americano modificherà il commercio mondiale in una veste che gli sembri più favorevole per gli Stati Uniti.