Nel mese di novembre, l’economia cinese continua a mostrare segnali di debolezza. Il settore manifatturiero rimane in contrazione per l’ottavo mese consecutivo, con un indice PMI ufficiale fermo a 49,2, sotto la soglia critica di 50. Anche i servizi e le costruzioni registrano un calo significativo: l’indice non manifatturiero scende a 49,5, segnando la prima contrazione in quasi tre anni, principalmente a causa della crisi immobiliare e della riduzione dei servizi residenziali.
La domanda interna non offre segnali di ripresa: le vendite al dettaglio sono in calo per il quinto mese consecutivo, la peggior serie dai tempi della pandemia. Nonostante ciò, il governo non sembra intenzionato a introdurre ulteriori misure di stimolo nel breve termine, ritenendo raggiungibile l’obiettivo di crescita annua del 5%. Dal settembre scorso sono già stati immessi circa un trilione di yuan in interventi, tra emissioni di bond provinciali e fondi per le banche politiche.
Guardando al futuro, Pechino punta a rafforzare tecnologia e manifattura nei prossimi cinque anni, aumentando la quota dei consumi interni. Tuttavia, le prospettive a breve termine restano deboli: il trimestre in corso si preannuncia il più difficile dal quarto trimestre del 2022, con un ulteriore rallentamento previsto. Va ricordato che le esportazioni nette hanno contribuito per circa un terzo alla crescita di quest’anno, ma difficilmente questo trend potrà sostenere l’economia nel medio periodo.