Nel terzo trimestre del 2025 l’economia svizzera ha registrato una contrazione dello 0,5%, segnando il primo calo da oltre due anni. Questo rallentamento è dovuto principalmente all’impatto dei dazi statunitensi sulle esportazioni chimiche e farmaceutiche, che hanno penalizzato un settore chiave per il Paese. Dopo un periodo di forte crescita, alimentato anche da spedizioni anticipate per aggirare i dazi, le esportazioni hanno dunque subito un brusco calo.
La situazione potrebbe però migliorare a breve. Svizzera e Stati Uniti hanno firmato un accordo commerciale che ridurrà i dazi su molti beni dal 39% al 15%, con entrata in vigore prevista all’inizio del prossimo mese. Le attese prevedono che questa misura favorirà una ripresa della crescita, soprattutto per settori come orologeria, macchinari, strumenti di precisione e prodotti alimentari, oltre a rafforzare la competitività delle imprese chimiche. Restano esenti dai dazi le esportazioni di medicinali e oro, che continuano a rappresentare una quota importante del commercio estero svizzero.
Sul fronte inflazione, invece, a novembre il carovita si è fermato a zero rispetto all’anno precedente, segnando il dato più debole degli ultimi sei mesi. Anche l’inflazione core, che esclude energia e alimentari, è scesa allo 0,4%, il livello più basso dal 2021. Questo rallentamento è principalmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dell’energia, dei carburanti e dei beni importati, mentre i servizi hanno registrato un lieve aumento.
La Banca Nazionale Svizzera (SNB) aveva previsto una ripresa dell’inflazione nel trimestre, ma i dati attuali mettono in dubbio questa ipotesi. I tassi di interesse restano a zero e i mercati non si aspettano variazioni fino al 2027, con un possibile rialzo solo nel 2028. Nonostante i crescenti rischi di deflazione, la SNB dovrebbe mantenere invariati i tassi nella riunione di questo dicembre.
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