L'EUROZONA CHIUDE IL 2021 A PASSO DI LUMACA
L'area dell'euro ha subito un brusco rallentamento nel quarto trimestre del 2021. Rispetto al trimestre precedente, la crescita è stata del -0,7% in Germania, dello 0,7% in Francia e del 2% in Spagna, dati che segnano un forte rallentamento rispetto al trimestre precedente, con una crescita trimestrale per l'area euro pari a solo lo 0,3%. L’Italia ha chiuso il proprio quarto trimestre con una crescita dello 0,6%. L'area dell'euro ha pertanto chiuso il 2021 a un ritmo molto modesto. I primi indicatori pubblicati per il 2022, relativi all'attività delle imprese a gennaio, misurati dal PMI, mostrano che l'attività non sta accelerando. A seguito di un ulteriore rallentamento, il settore dei servizi, che domina le nostre economie, è a malapena in territorio positivo e questo rallentamento della crescita lascia le autorità europee in una posizione delicata.
Infatti, è difficile rilanciare l'economia mentre la variante omicron spinge il numero di infezioni a livelli record in tutta la zona euro, ma non solo. La regione sta affrontando un'inflazione al 5% che pesa sul potere d'acquisto delle famiglie e limita il margine di manovra della Banca centrale europea. Inoltre, il debito pubblico è al 97,7% del Pil nel 3° trimestre e gli aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti e altrove stanno anche spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari europei.
La crescita sarà presente nell'area euro anche nel 2022, ma i rischi e le sfide si moltiplicano e il margine di manovra delle autorità europee è ridotto dall'inflazione e dal debito, entrambi troppo elevati.
2022: LE ATTESE SONO SEMPRE DI CRESCITA
Nonostante tutti questi problemi, il 2022 mostrerà comunque ancora in fase di recupero: l'economia europea dovrebbe conoscere un altro anno di crescita, di circa il 4%. A trainare la crescita sarà il buon andamento del mercato del lavoro, l'aumento dei salari, ma anche la spesa pubblica, sempre superiore al normale, poiché sarà sostenuta in particolare dai fondi europei messi a disposizione degli Stati nell'ambito di Next generation EU, un piano che dovrebbe preparare l'Europa ad affrontare le sfide del futuro e renderla più competitiva. Continuiamo dunque ad investire una piccola parte dei nostri portafogli in azioni dell'area dell'euro come diversificazione.