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Sanzioni per mettere in ginocchio la Russia

Analisi

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Data di pubblicazione 03 marzo 2022
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Sebbene le opzioni dell'Occidente di fronte al conflitto in Ucraina siano limitate in termini militari, sono estremamente importanti in termini finanziari e commerciali. La Russia sarà, quindi, il prossimo Iran, totalmente isolato dall'Occidente?

Sanzioni molto incisive

Di fronte alla violenza dell'attacco militare russo contro l'Ucraina, l'Occidente si sta mobilitando per mettere in atto tutta una serie di sanzioni volte a danneggiare il sistema finanziario e l'economia della Russia. Due di loro sono particolarmente dolorose per questo Paese: l'esclusione di alcune banche russe dalla rete Swift, cosa che rende più difficili le transazioni con il mondo esterno e complica notevolmente gli scambi e la vita quotidiana dei russi, e il congelamento delle riserve valutarie detenute all'estero. La Banca centrale russa ha riserve valutarie per oltre 630 miliardi di dollari, che sono tra le più grandi al mondo, ma una parte significativa (circa il 40%) si trova all'estero. Il loro congelamento riduce quindi notevolmente la potenza della Banca centrale e la sua capacità di intervenire in soccorso del rublo e dell'economia russa. Alle autorità monetarie di Mosca non resta perciò che utilizzare gli strumenti tradizionali per stabilizzare il rublo, in particolare l’aumento dei tassi ufficiali – il principale tasso ufficiale è stato rialzato dal 9,5% al 20% in un colpo solo. Certo questa drastica misura ha contribuito a calmare un po’ i mercati, ma un tale aumento del costo del denaro distrugge ogni speranza di crescita economica. Senza contare che gli strumenti tradizionali rischiano di essere insufficienti nel contesto attuale.

Finanza e settore aereo i più colpiti

In programma per la Russia ci sono anche altre sanzioni, come il congelamento dei beni dei membri del Parlamento di Mosca, del Cremlino e degli alti funzionari delle forze armate, nonché dei numerosi oligarchi con attività e beni in Europa. Ovviamente queste sanzioni, rendendo molto difficile fare affari con le grandi aziende russe, colpirà non solo Russia, ma anche gli attori finanziari e i gestori di patrimoni europei e americani, che si vedono privati di un mercato importante. Altre sanzioni, come il divieto di sorvolo dello spazio aereo europeo da parte di aerei russi e il blocco, da parte dei due colossi Boeing e Airbus, delle vendite di aerei, di pezzi di ricambio e di manutenzione alla Russia, rischiano di lasciare a terra gran parte della flotta russa. Una situazione che, d’altro canto, peserà anche sugli attori occidentali, in particolare in termini di leasing aeronautico (quasi la metà della flotta russa appartiene a loro), e sulle compagnie aeree europee, costrette a rivedere le proprie rotte - in particolare verso l'Asia - per evitare di sorvolare, a loro volta, il territorio russo.

L’energia, il bersaglio principale

E’, comunque, a livello energetico che questo conflitto rischia di causare i danni più gravi all’Occidente, e in particolare all’Europa. Per ora, i fondamentali della domanda e dell'offerta di idrocarburi non sono influenzati dal conflitto in Ucraina. Tuttavia, a causa dell’incertezza, i prezzi degli idrocarburi si stanno infiammando, dando nuovo slancio all'impennata dell'inflazione a cui assistiamo dall'estate. Una situazione che complica il compito delle principali Banche centrali occidentali. Con l’aumento dell'inflazione, erano attesi dei rialzi dei tassi ufficiali, in modo da rendere un po' più caro il credito e quindi rallentare la corsa dei prezzi spinti dall’eccesso di domanda. Quest’anno negli Usa sono previsti da cinque a sei rialzi dei tassi d’interesse, mentre in Europa l'aumento del costo del denaro da parte della Banca centrale europea - che i mercati avevano già iniziato ad anticipare alcune settimane fa – non è più certo. In questa fase, il pericolo di un errore di politica monetaria è reale. Se infatti un aumento dei tassi di interesse, con la conseguenza perdita del potere di acquisto dei consumatori, dovesse arrivare proprio nel momento dell'impennata dei prezzi dell'energia si assisterebbe a un improvviso crollo dei consumi, che porterebbe a risultati rovinosi per le aziende e per i mercati europei. A ciò si aggiunge il fatto che, a medio-lungo termine, non saranno tanto le sanzioni verso la Russia, quanto la decisione dei maggiori gruppi energetici occidentali di lasciare questo Paese ad avere gravi conseguenze per l'Occidente e per l'Europa in particolare. Il colosso britannico BP e altri giganti del settore si stanno, infatti, già gradualmente ritirando dal territorio russo, dove collaborano con aziende locali. E questo fenomeno, limitando gli investimenti e il know-how in Russia, rischia di pesare anche sui livelli produttivi nonché di fare precipitare le immense risorse naturali russe nelle braccia della Cina. Non è quindi probabile che le tensioni sui prezzi degli idrocarburi si allentino a medio e lungo termine, soprattutto in Europa, che - nel bel mezzo della transizione ecologica - fatica a trovare valide alternative al gas e al petrolio russo, che siano anche finanziariamente sostenibili. Attualmente la Russia, secondo i dati di Eurostat (l’Istituto europeo di statistica), copre, infatti, il fabbisogno di gas e di petrolio dell’Unione europea rispettivamente per il 41% e il 27%.

Resta alla larga dalla Russia

Le sanzioni commerciali e finanziarie rendono difficile, se non impossibile, realizzare qualsiasi investimento in questo Paese. Una situazione contro la quale anche la Russia, militarmente forte, non è in grado di combattere. Noi, che vi avevamo già consigliato a inizio anno di vendere i titoli russi, considerando i significativi rischi di questo Paese, non prevediamo di ritornare presto su questo mercato. Attenzione però: questo conflitto e le sanzioni annunciate non mancheranno di pesare anche sull'Occidente e, in particolare, sulla zona euro, che è geograficamente più vicina e economicamente più esposta alla Russia di altre regioni del mondo. È, quindi, il momento di essere prudenti e diversificare i propri investimenti, seguendo le indicazioni dei nostri portafogli.

La Cina: uno spettatore attento

La Cina in questo momento è un osservatore attento. Pechino ha enormi riserve di valuta all'estero, anche maggiori di quelle russe; è sempre più dipendente dalla coppia Boeing/Airbus per la sua aviazione; e anche i suoi dirigenti e miliardari sono ricchi di attività all'estero. Senza dubbio, le sanzioni occidentali alla Russia invitano Pechino alla prudenza. È probabile che i dirigenti cinesi cercheranno nei prossimi mesi di riportare in patria le riserve di valuta estera, di sviluppare più rapidamente la propria industria aeronautica e, forse, sceglieranno con più cura gli interlocutori con cui trattare in Occidente.