La pressione sull'euro si sta intensificando e la valuta unica si sta avvicinando, con un tasso di cambio che richiede 1,11 dollari per fare un euro, al livello più basso dalla primavera del 2020. Tre sono le ragioni principali per quanto sta accadendo.
Primo. La zona euro è molto più esposta al conflitto in Ucraina rispetto agli Stati Uniti e i rischi per le nostre economie sono maggiori, in particolare a causa di un approvvigionamento energetico che è in gran parte reso possibile dagli idrocarburi provenienti dalla Russia.
Secondo. La Banca centrale europea deve essere cauta nella sua strategia: infatti, nonostante l'inflazione record a febbraio, potrebbe dover posticipare ulteriormente i tempi del suo primo rialzo dei tassi. Allo stesso tempo, Stati Uniti non dovrebbero subire un impatto importante legato a questo conflitto e la Fed manterrà la rotta sulla rotta che vuole diversi rialzi dei tassi (5 sono sicuri, 6 possibili, 7 da non escludere a priori). Ciò aumenterà significativamente il differenziale dei tassi di interesse tra gli Stati Uniti e la zona euro per tutto il 2022, soprattutto in termini di scadenze più brevi. Divenendo più remunerativo, il dollaro si rivelerà più interessante per gli investitori rispetto all'euro e questo pesa sulla valuta unica.
Terzo. Gli Stati Uniti e il dollaro USA sono rifugi sicuri in tempi di elevata volatilità come quelli che stiamo vivendo attualmente.
Le conseguenze
Qualunque siano le ragioni, questa debolezza dell'euro ha gravi conseguenze per tutti noi. Gli anni tra il 2011 e il 2013 sono stati gli ultimi in cui il prezzo di un barile di Brent è stato in media superiore a 100 dollari nel corso dell'anno. In quei tre anni il suo prezzo medio è infatti stato di 110,5 dollari al barile. Nello stesso periodo, il tasso di cambio medio dell'euro rispetto al dollaro è stato di 1,335 dollari per 1 euro. E così, tra il 2011 e il 2013, il prezzo medio di un barile di Brent in euro si è aggirato intorno agli 82,7€. Oggi, con il barile di Brent intorno a 116 dollaro e l'euro intorno a 1,11 per fare un euro, il prezzo di un barile supera i 104 euro. Per il consumatore europeo, quindi, costa il 25% in più rispetto alla media degli anni 2011-2013. Questo spiega perché, alla pompa come altrove, i prezzi dell'energia sono a livelli record. Questo è anche il motivo per cui i prezzi dell'energia sono ora una grave minaccia per le economie europee. Una situazione che aumenta ulteriormente la pressione sulle famiglie, ma anche sulla Bce.