Raramente si è assistito a un simile sforzo di trasparenza da parte della Banca centrale europea, visto che ha annunciato, durante la riunione di politica monetaria, l'intenzione di aumentare i tassi di riferimento dello 0,25% a luglio e non solo: ha tracciato la linea anche per le riunioni successive. A settembre, infatti, ci sarà un altro aumento dei tassi. Se le prospettive di inflazione rimarranno le stesse di oggi o si deterioreranno, il rialzo potrà anche esere suoeriore allo 0,25%. Per il periodo successivo, poi, la Bce prevede che un graduale ma duraturo un percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato.
Oltre al ritocco dei tassi di interesse, la Bce ha annunciato la fine degli acquisti di titoli il 1° luglio, ma continuerà a reinvestire tutti i bond che andranno in scadenza per un prolungato periodo di tempo al 1° luglio. Il reinvestimento dei titoli acquistati nel piano di antipandemico, invece, andrà avanti almeno sino alla fine del 2024.
Queste decisioni sono state ovviamente dettate dall’andamento dell’inflazione, per la quale la Bce ha rivisto fortemente al rialzo le stime per i prossimi anni rispetto a quanto invece preventivato nella riunione di marzo. Le nuove proiezioni indicano infatti un carovita 6,8% nel 2022, che si ridurrebbe al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024. Simultaneamente, la Bce ha anche abbassato le stime di crescita: +2,8% nel 2022 e +2,1% nel 2023 e nel 2024.
L'INGRATO COMPITO DELLA BCE
E proprio su questa dicotomia che la Bce oggi è in una posizione particolarmente ingrata. Infatti, né la BCE, né i suoi aumenti dei tassi possono fare molto per la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni, che non sono solo i principali colpevoli della recente impennata dell'inflazione nell'area dell'euro, ma sono fattori che rischiano anche di far precipitare eurolandia in recessione entro la fine dell'anno, soprattutto se il conflitto si trascinerà. Inoltre, rendendo l’accesso al credito più costoso e quindi riducendone potenzialmente la crescita, la BCE aumenta ulteriormente le possibilità di una recessione. D'altra parte, una Bce che non fa nulla e lascia viaggiare in maniera incontrollata l'inflazione senza preoccuparsene minerebbe la sua credibilità e si presterebbe - anche qui - a critiche. Qualunque cosa faccia, dunque, rischia di essere attaccata nei prossimi mesi.
IL PIANO ANTI-SPREAD SI FA O NON SI FA?
Questo annuncio ha fatto ulteriormente salire i rendimenti della zona euro e quindi la Bce ha dovuto anche parlare di eventuali piani anti-spread. La Bce ne ha annunciato uno, ma solo parziale e limitato nel tempo. Se le cose dovessero peggiorare, i reinvestimenti dei titoli acquistati nel piano antipandemico potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo fra vari i Paesi in qualsiasi momento. In sintesi, se lo spread di un Paese dovesse alzarsi troppo, la Bce potrebbe comprare bond di quel Paese usando i soldi dei titoli andati in scadenza, ma non solo di quel Paese, anche degli altri. Una sorta di autofinanziamento degli acquisti di titoli. Non comprandone di nuovi ed in più, non aumenterebbe il suo bilancio, quindi non si tratterebbe di un nuovo programma di acquisti, ma si tratterebbe sempre di un reinvestimento di quanto già in portafoglio – con la sola modifica della composizione degli acquisti. Rimane dunque un piano anti-spread limitato nel tempo e nella potenza di fuoco.
COSA FARE CON I TUOI INVESTIMENTI
Purtroppo, in un momento in cui è costretta a ritirare gli stimoli economici, le economie dell’eurozona potrebbero non essere pronte a fare a meno del suo aiuto e ci aspettiamo quindi un periodo difficile per i consumatori, le imprese e gli Stati. Ecco perché le azioni dell'Eurozona restano fuori da tutte le nostre strategie di portafoglio. I bond, invece, permangono. Per sapere invece su come muoverti con i singoli bond, per esempio i BTp, continua a seguirci.