Per la prima volta dal 2008, il tasso di interesse sul debito sovrano statunitense a 10 anni ha superato il 4%. Ciò rappresenta un aumento molto chiaro rispetto all'1,6% a cui era scambiato all'inizio dell'anno.
In condizioni normali, l'aumento del pessimismo degli investitori – che vedono uno scenario di recessione globale come sempre più plausibile e si stanno allontanando dai mercati azionari – dovrebbe avvantaggiare il mercato obbligazionario.
Questa dinamica tradizionale non è quella che stiamo vedendo attualmente: di fronte a un’inflazione troppo alta e sempre più difficile da fermare, le principali Banche centrali continueranno – guidate dalla Federal Reserve statunitense – ad alzare i loro tassi chiave e prevedono di lasciarli a livelli più alti rispetto al passato. È a questo scenario che gli investitori si stanno preparando, a loro volta chiedendo tassi di interesse più elevati.
Questo aumento dei tassi statunitensi non è privo di conseguenze per il resto del mondo. Poiché il debito pubblico degli Stati Uniti è l'asset "privo di rischio" per eccellenza, il tasso di interesse sul debito di molti altri attori, in particolare emergenti o aziendali, sta aumentando a sua volta. Questa impennata dei rendimenti obbligazionari si sta quindi diffondendo. È quindi fonte di problemi per i consumatori e per l'economia statunitense (il tasso fisso su un mutuo a 30 anni è stato annunciato al 6,72%), ma provoca anche il rallentamento di molti altri mercati, in un certo senso vittime collaterali.
E tutto questo avviene per una buona ragione: chi non segue la tendenza al rialzo dei tassi, è probabile che veda gli investitori correre verso altri lidi, con la conseguenza di un indebolimento indebolendo delle loro valute, ma ciò farebbe aumentare ulteriormente le pressioni inflazionistiche attraverso i prezzi dei prodotti importati (come energia o cibo), scambiati in dollari. L'aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi e del dollaro è quindi una cattiva notizia per l'economia globale, aumentando le possibilità di una recessione globale, accompagnata da un'elevata inflazione.
Di fronte a tale scenario, il titolo di Stato USA rappresenta, nonostante tutto, un rifugio sicuro per eccellenza. Continua quindi a dedicare spazio ai bond Usa nei portafogli.