La notizia era ampiamente attesa dai mercati, ed era stata anticipata anche dalle dichiarazioni degli stessi esponenti della Bce nelle scorse settimane: i tassi della zona euro sono stati alzati dello 0,75%, portandoli al 2% dall’1,25% (quelli sui depositi hanno subito lo stesso aumento ed ora sono all’1,5%, anche in questo caso come da attese). L’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo. Per questo, la Bce ha confermato anche la volontà di continuare ad alzare i tassi.
LE PROSPETTIVE
Come detto, questo aumento era ampiamente atteso. Quel che interessa ai mercati e che poi determina il loro andamento e le scelte da fare con i propri soldi sono però le aspettative su quanto farà la Bce nei prossimi mesi. Sul fronte dei tassi, le attese sono per un altro rialzo dello 0,5% nella riunione di dicembre e poi un altro ritocco dello 0,25% nella prima riunione del 2023. Fatto ciò, che significherebbe aver portato i tassi al 2,75%, le attese sono per una Bce che non aumenterà più i tassi. Avrebbe infatti portato il costo del denaro in territorio decisamente restrittivo, visto che il livello di neutralità, cioè quel livello dei tassi per cui la politica non è né espansiva né restrittiva, è attorno al 2% per la Bce.
L’Istituto di Francoforte si troverà a dover affrontare un’altra grande sfida nel 2023, la riduzione del proprio bilancio. La Bce dovrà iniziare a ridurre in altre parole le obbligazioni che ha in portafoglio comprate durante i diversi piani di acquisti del passato - nella riunione odierna si è limitata a dire che la futura riduzione del portafoglio sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Ora, infatti, quanto va in scadenza viene riacquistato, nel 2023 invece comprerà meno obbligazioni di quante ne scadono. È un processo da gestire con estrema attenzione, per non creare turbolenze sui mercati – come, per esempio, fare salire eccessivamente gli spread sui titoli dei Paesi più deboli. Ma anche se ciò non succedesse, ulteriori rialzi nel prossimo futuro dei tassi ufficiali e una riduzione ulteriore degli acquisti di titoli suggerisce che il rialzo dei rendimenti sui mercati non sia ancora concluso. C’è ancora spazio, anche in condizioni di una gestione ordinata della politica monetaria, per vedere salire i tassi.
COSA FARE CON I TUOI SOLDI
Per questo motivo, non è ancora il momento di abbandonare il posizionamento sui bond a breve scadenza – massimo tre anni – per le obbligazioni della zona euro, che rimangono all’interno dei nostri portafogli Difensivo ed Equilibrato. Per investirci, puoi scegliere tra l’Etf oppure costruirti da te un portafoglio di titoli di Stato della zona euro, seguendo le istruzioni e le quantità che ti diciamo qui. Acquistare diverse obbligazioni di diversi emittenti permette infatti di sfruttare maggiori rendimenti offerti dai nostri BTp, contenendo i rischi grazie all’esposizione ridotta al debito del nostro paese e contemporaneamente a quella su Stati più sicuri. Per quanto riguarda le azioni della zona euro, invece, non devi averne in portafoglio.