Anche il dato sul Pmi dei servizi elaborato da HSBC ha mostrato un settore in rallentamento in Cina. Ad agosto ha fatto segnare 51,8 punti e, benché il settore possa dirsi ancora in espansione essendo sopra quota 50, il dato è tutt’altro che positivo. Questo per diversi motivi. Primo. È in forte rallentamento dal 54,1 di luglio. Secondo. Il rallentamento è peggiore delle attese, che si attendevano 53,6 punti, quindi un dato pressoché in linea con i dati del 2023. Terzo. È il livello più basso di tutto l’anno. Il dato odierno aggiunge quindi ulteriori prove al fatto che la crescita economica cinese sta perdendo slancio.
QUALI SOLUZIONI?
Ad oggi, le autorità cinesi non hanno adottato misure importanti per affrontare la crisi immobiliare e il rallentamento economico. Sembrano persino voler nascondere i dati, come con la decisione di non pubblicare più la disoccupazione giovanile (al record del 21,3% a giugno), come se l'assenza di un dato pubblicato eliminasse la difficoltà di trovare un lavoro per i giovani tra i 16 e i 24 anni.
In realtà, c’è ben poco che può fare Pechino nel breve termine. È necessario, infatti, correggere gli eccessi immobiliari del passato: l'offerta di alloggi deve essere ridotta, anche se ciò porta a fallimenti nel settore e a prezzi più bassi. Effettuare un forte stimolo fiscale oggi come in passato, invece, sarebbe uno spreco di denaro pubblico. Le infrastrutture necessarie per l’economia sono oramai già state costruite, oltre al fatto che le autorità di Pechino vogliono mantenere il bilancio in buona salute per essere in grado di far fronte a possibili situazioni di emergenza nel settore immobiliare, nel sistema finanziario, ma anche nelle autorità locali che hanno grandi debiti. Infine, con un livello di indebitamento privato elevato, aumentare il credito con un forte calo dei tassi di interesse non è una soluzione percorribile ed efficiente.
GESTIRE LA CRISI PENSANDO AL DOMANI
Il tempo dei massicci stimoli fiscali e monetari è dunque finito a Pechino. Invece, le autorità cinesi preferiscono misure mirate per evitare una grave crisi. A breve termine una politica di questo tipo penalizza l'attività economica: per la seconda volta consecutiva l'obiettivo ufficiale di crescita del Pil, fissato al 5% per quest'anno, potrebbe non essere raggiunto. Tuttavia, la cosa più importante è un’altra. L'economia cinese deve essere ripulita e trasformata per garantire il suo sviluppo a lungo termine. Basato negli ultimi decenni su investimenti eccessivi ed esportazioni, lo sviluppo economico della Cina si baserà in futuro sul consumo e sull'alta tecnologia. Alla fine di luglio è stato pubblicato un piano a favore dei consumatori, ma per rinvigorire davvero la spesa delle famiglie ci vorrà una protezione sociale più forte in modo che i cinesi smettano di favorire grandi risparmi precauzionali. In termini di nuove tecnologie, invece, la Cina è già un gigante globale che ha tutte le carte in mano per stabilire il suo dominio.
Dopo i pannelli solari e le terre rare, il Paese sta avanzando a passi forzati per dominare completamente il mercato globale delle turbine eoliche e delle auto elettriche. La folle crescita economica degli ultimi decenni è finita e, addirittura, i prossimi trimestri promettono addirittura di essere difficili per l'economia cinese. Tuttavia, in una prospettiva a lungo termine, dato il potenziale del Paese, gli investimenti cinesi rimangono interessanti. Acquista il 10% delle azioni cinesi come parte di un portafoglio neutrale o dinamico. In un portafoglio difensivo, optare per il 5% di azioni cinesi e il 5% di obbligazioni in yuan per ridurre il rischio complessivo.