I dati definitivi sul Pil del Messico del secondo trimestre 2023 mostrano una leggera revisione al ribasso rispetto alla stima preliminare, ma non inficiano il buon momento dell’attività messicana. Il Pil è cresciuto infatti dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, meno dunque della stima preliminare (0,9%). Su base annuale la crescita è del 3,6%, anziché del 3,7% della lettura preliminare.
Si tratta comunque di dati positivi e anche superiori a quanto atteso dalla Banca centrale messicana. Le esportazioni negli Usa e i consumi interni hanno sostenuto questa crescita. I consumi sono stati particolarmente robusti, grazie a tre fattori: elevata occupazione, crescita dei salari reali e trasferimenti da parte del governo.
Quanto all’inflazione, il carovita di metà agosto è stato pari al 4,67% annuo, in calo rispetto al 4,78% di fine luglio – un dato in linea con le attese. L'inflazione di fondo, quella cioè che esclude cibo ed energia, ha rallentato al 6,21% dal 6,52%, rimanendo però sopra l’indice generale e all'obiettivo della Banca centrale – pari al 3% ± 1%. Considerando l’andamento dell’economia e dell’inflazione, il Messico dovrebbe essere tra gli ultimi Paesi dell’area a decidere di tagliare i tassi. I tassi rimarranno all’11,25% ancora per un po’, come anche suggerito dalla Banca centrale.
Quanto agli investimenti, data la dinamica economica del Messico, le azioni rimangono confermate in due dei nostri portafogli. Quanto al peso messicano, al momento, invece, considerando evoluzione del cambio, rendimenti offerti e volatilità, non trova spazio nei nostri portafogli: altre valute, considerando gli elementi prima citati e le rispettive correlazioni, risultano essere una soluzione migliore per l’efficienza totale dei portafogli.