Affidarsi a tutto quello che per noi è conosciuto, familiare è un comportamento assolutamente naturale e anche, molto spesso, automatico. Quello che si conosce ci fa sentire più tranquilli, spaventa di meno, così come tutto quello con cui abbiamo dimestichezza e familiarità ci rende più sicuri. È un po’ come se ci sentissimo “a casa” oppure fosse “qualcosa di casa”. Questo comportamento è chiamato home bias e influenza le nostre scelte, in quanto ci porta a privilegiare, se non addirittura considerare, solamente alcune soluzioni, scartandone altre.
I motivi sottostanti all’esistenza di questo bias, come visto, sono diversi: la ricerca di sicurezza, la paura dello sconosciuto e di sbagliare, ma in certi casi anche la pigrizia e la mancanza di voglia di uscire dalla propria zona di conforto.
Quale che sia la motivazione, l’home bias nel mondo degli investimenti porta a preferire e comprare i titoli di Stato del proprio Paese, oppure azioni di settori che si conoscono perché ci si lavora… ma dove più in assoluto questo bias esercita la sua influenza è sui titoli di Stato. Inutile negare l’evidenza: i BTp e i BoT piacciono agli italiani e non averne neanche un po’ in portafoglio è vista come stranezza, se non come una mancanza o quasi un errore. L’home bias non è però solo degli italiani, anche in altri Paesi è così.
Chiariamo subito un punto. Il problema non è avere in portafoglio titoli del proprio Paese. Il problema sorge se a causa dell’home bias ci sovra-esponiamo al nostro Paese. Con l’home bias, infatti, si pensa anche di credere di conoscere meglio una situazione, come potrebbe essere la situazione del Paese in cui si vive, o si è portati a non credere ad eventi avversi che potrebbero toccare il proprio Stato. Attenzione, non parliamo per forza di eventi come un fallimento, assolutamente, ci riferiamo anche ai rischi di mercato di un investimento e che potrebbero colpire i bond di uno Stato. Il vero problema è dunque che con l’home bias si è portati a diversificare meno di quanto sarebbe ottimale.
Per cui, la conclusione è molto semplice: nessun problema ad investire nei titoli italiani – infatti te li consigliamo oramai da diverso tempo e sono in portafoglio. Tuttavia, come per ogni investimento, non bisogna eccedere. Ridurre la diversificazione è un errore a prescindere. La dimostrazione di questo, e che non ci sono pregiudizi nei confronti dei nostri titoli italiani, è che mettiamo un limite, lo stesso dei BTp, anche per i Bund tedeschi. Concentrare eccessivamente i propri investimenti in un unico prodotto o emittente è sbagliato. Ci si espone a tutti i rischi – non solo quello di fallimento – a cui è soggetto quell’investimento (e se si tiene fino a scadenza un bond non è vero che l’unico rischio è solo quello dell’emittente). Diversificare riduce questa esposizione, oltre a dare ulteriori vantaggi, come poter inserire bond che possono comportarsi in maniera differente a seconda delle condizioni di mercato…