I dati sull’inflazione Usa odierni, riguardanti l’andamento del carovita americano di agosto, consentono diverse riflessioni sul futuro dei tassi.
Infatti, per agosto era previsto un rialzo dell’indice generale dei prezzi – da 3,2% a 3,6% - un evento già successo anche a luglio per via del livello dei prezzi soprattutto dell’energia con cui si confronta il dato annuale. Tuttavia, il rialzo è stato del 3,7%, quindi più alto delle attese. L’inflazione di fondo ha rallentato al 4,3% dal 4,7% di luglio – come da attese. Tuttavia, c’è un dato che risulta essere deludente: su base mensile l’inflazione di fondo è salita dello 0,3% anziché dello 0,2% atteso. Sembra un elemento poco significativo, in realtà è una spia che non può essere ignorata.
Infatti, prezzi più alti del cibo e dell'energia possono nel tempo influenzare anche l’indice generale dei prezzi, riducendo così quello che è stato un forte impulso disinflazionistico in questo 2023.
Ovviamente, un singolo dato non è un trend, ma solo un’informazione. Affinché la dinamica disinflazionistica sia messa in discussione servono più dati come quello odierno. Per cui, nella pratica, il dato di oggi lascia la Fed nella posizione di aspettare, non facendo nulla la prossima settimana, e vedere come evolve la situazione. Il dato odierno però non è neppure in grado di azzerare le possibilità di un rialzo in questo 2023 e quindi far dichiarare concluso il ciclo di rialzi.