Tra i diversi indicatori che i mercati monitorano in ottica Fed, ci sono quelli sul mercato del lavoro. Le attese erano per una creazione di 191.000 posti di lavoro a giugno: ne sono stati creati 206.000. L’economia Usa è quindi ancora in grado di generare, in maniera robusta, posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è però leggermente aumentato al 4,1%, mentre la creazione di posti di lavoro per i mesi precedenti è stata rivista al ribasso. C’è quindi qualche segnale di rallentamento e di divergenza tra domanda ed offerta di lavoro, ma ancora, probabilmente, non sufficiente a convincere la Fed.
A fare da zavorra all’economia potrebbe intervenire anche il costo del credito. Quando l'inflazione era elevata, anche i salari e i redditi delle aziende aumentavano notevolmente. L'aumento dei tassi in termini reali (cioè al netto dell'inflazione) è stato quindi limitato. Ma ora, con l'inflazione statunitense al 3,3% e i tassi ufficiali tra il 5,25% e il 5,5%, i tassi reali sono diventati ampiamente positivi. Le famiglie e le imprese stanno affrontando questo credito più costoso mentre il loro reddito e il loro fatturato non tengono più il passo. Ciò aumenta significativamente i rischi per la crescita, ma sono notizie positive in ottica Fed, nel senso che potrebbero rendere possibile un taglio dei tassi in autunno.